Vita dura per i Top Manager/Imprenditori
italiani chiamati a reagire a queste diverse realtà che il tempo attuale mette
sul piatto della bilancia aziendale. Situazioni molto diverse tra loro ma che
incidono contemporaneamente sulla vita aziendale, sui risultati economici e
sulle valutazioni delle decisioni da prendere e dei cambiamenti organizzativi.
In sostanza quali equilibri ritrovare, ammesso di partire da situazioni
equilibrate.
Se non prendiamo in esame
l’Agricoltura, per la sua tipologia molto specifica e diversa strutturalmente
che merita un discorso a parte e non ha subito in modo confrontabile la crisi,
dati i ben noti sussidi europei e il sostanziale mantenimento della domanda,
rimangono moltissime aziende che hanno affrontato, contrastato o subìto le
mutazioni di mercato. Ciascuna con una propria visione, nel bene e nel male, dei
risultati ottenuti.
Per alcune si è trattato di cali
anche drammatici e per altre invece delle opportunità positive.
Dati CERVED 2020
Le conseguenze che interessano le PMI italiane sono molteplici, peculiari alla pandemia e diverse dalle crisi precedenti: il lockdown, con la chiusura forzata di molte attività, la ridotta mobilità delle persone, le norme di distanziamento sociale, i massicci interventi pubblici in ambito monetario e fiscale, i cambiamenti indotti nei comportamenti di persone e imprese per effetto del nuovo contesto.
In ogni caso il Top
Manager/Imprenditore ha dovuto fare i conti con la Pandemia, lo Smart Working,
l’innovazione 4.0 e quindi con una managerialità da innovare.
Questo sta a significare la
necessità di un CAMBIAMENTO. Prima di tutto inerente il vertice aziendale. Non
c’è la possibilità di “cambiare” se non sotto la guida e l’esempio della
Direzione dell’Azienda.
Cambiare , si cambiare, perché il
mercato finanziario non è più quello antecedente al 2008, perché le risorse
umane si sono evolute per effetto della maggiore scolarità; perché alcuni Paesi
stranieri sono molto più attrattivi per le persone qualificate; perché
l’evoluzione tecnologica costringe ad investimenti in sistemi più complessi e
costosi; perché i mercati si sono fatti più competitivi; perché il mondo
dell’istruzione è in ritardo con la formazione dei giovani in rapporto alle
esigenze delle aziende; perché l’informatizzazione ha subìto una accelerazione
mai vista; perché gli schemi sociali o sono saltati o lo stanno facendo.
È corretto dunque dire che nulla
sarà più come prima e che chi si trincera dietro l’attesa che passi la crisi
con una vision alla giornata avrà poco futuro.
Le risorse di cui si dispone e se ne disporrà, magari in un rapporto diverso
tra di loro, restano concettualmente le stesse: i materiali, i mezzi tecnici e
tecnologici, la finanza e le risorse umane. Ma esse stesse avranno profondi
cambiamenti nella loro natura, nell’evoluzione, nella disponibilità, nel modo
con cui devono e dovranno essere utilizzate e gestite. Ma da chi?
Le aziende sono fatte
principalmente di RISORSE UMANE e quindi tutti i livelli aziendali sono stati
messi in crisi. Chi per produrre di più e meglio e chi per trovare una
soluzione per non soccombere. In ogni caso occorrono competenze sempre più
qualificate e complesse, quindi CAMBIAMENTO.
Questo obiettivo per un Top
Manager/Imprenditore è tanto più indispensabile ed urgente quanto più si trovi
da solo ad affrontarlo o a sottovalutarlo. È lui il motore che avvierà e
sosterrà l’azione aziendale dei suoi Collaboratori, peraltro indispensabile per
trasmettere a tutti l’operatività. La tecnologia può cambiare le cose, ma
per cambiare occorre uno sforzo complessivo e collettivo di tutti, come ci
insegna il “concetto” di intelligenza collettiva ed è necessario farlo
all’interno di un disegno strategico di innovazione che abbia alla sua base una
visione di sistema. Per passare dalle parole ai fatti, dalle promesse alla
realizzazione concreta del cambiamento che si voglia vedere. (Bruno
Villani)
Compito difficile che si può
confrontare ad una vera rivoluzione già di per sé problematica ma resa
ulteriormente complessa ed articolata dallo scenario politico-economico di cui
è difficile valutare le dimensioni e gli impatti. Ma occorre raccogliere la
sfida e credere nelle capacità del proprio team e delle sue capacità
complessive di crescere.
Ma il Top Manager/Imprenditore è
sensibile e formato a questo nuovo ruolo? Dispone effettivamente di un team
competente e capace di lavorare all’unisono per raggiungere l’obiettivo
aziendale? Tutti sono orientati al cambiamento e disponibili a contribuire con
le proprie competenze al successo? È chiaro a tutti che essere “istruiti” non è
sufficiente se non si è contestualmente “formati”? È condiviso che la sfida
richiede la flessibilità di ciascuno ed impone la disponibilità a frequenti
cambiamenti rinunciando a difendere il perimetro della propria esperienza, anzi
implementandolo per renderlo disponibile al
Generare una nuova cultura di
impresa basata sulla managerialità (B.Villani), quindi
cambiare il modo di fare, di gestire le persone e guardare ad esse come una
vera ed indispensabile risorsa su cui investire per colmare il gap competitivo
Il
capitale umano e la qualità gestionale diventano i veri nuovi “fattori della
produzione” e questa
visione ci permette di vedere nella giusta ottica i problemi pratici derivanti
dalla pandemia; i conseguenti interventi organizzativi affrontati con lo smart
working (nuovo approccio al lavoro e non semplicemente “lavorare da casa”); la
quarta rivoluzione industriale, 4.0 appunto, non solo come investimento
informatico (molto costoso) ma come opportunità di efficienza e di metodo.
Abbiamo davanti a noi degli
strumenti innovativi, potenti e rivoluzionari ma pur sempre “strumenti” sia che
si parli di robot, di cobot, di intelligenza artificiale, di computer
quantistici che elaborano dati a velocità di miliardi di volte superiore. Affinché
tutto ciò sia progresso e non solo sviluppo, abbiamo necessità di evolvere e
diffondere il “modo di usarli” al fine di ottenere una evoluzione inarrestabile
per il nostro sistema economico, ma anche nel rispetto sociale, quindi siamo di
fronte ad un CAMBIAMENTO DI SISTEMA che ci impone una efficace FORMAZIONE, non
solo istruzione, cioè saper approcciare la cultura “Manageriale” come
elaborazione del pensiero.
Un salto di qualità a cui tutti,
Top Manager/Imprenditori, sono e siamo chiamati.
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