martedì 27 dicembre 2011

La recessione economica di oggi

Mai come in questo ultimo periodo abbiamo sentito parlare di recessione economica, ma tecnicamente cos'è la recessione?
La recessione è una fase temporanea del ciclo economico, caratterizzata dal rallentamento dell’attività produttiva, degli investimenti e da un significativo incremento del tasso di disoccupazione con calo dei profitti e dei prezzi al consumo. Normalmente si accompagna ad un più basso tasso di inflazione.
Si può parlare di recessione quando il PIL (Prodotto Interno Lordo) diminuisce per un determinato periodo. Quindi, si verifica una crescita negativa del PIL, in un ciclo economico con una durata tra i 6 e i 18 mesi. La recessione, pertanto, essendo di breve durata non assume importanza tale da farla considerare una fase vera e propria del ciclo economico.
Ben più grave è la depressione economica che è una situazione nella quale si registra una diminuzione importante del PIL di un paese -in genere si fa riferimento ad un declino di almeno il 10%-, o una diminuzione quantitativamente anche ridotta ma la cui durata sia di almeno tre anni.
In questa situazione la congiuntura economica è caratterizzata non solo da rallentamento della produzione, aumento della disoccupazione, decremento dei prezzi e del potere di acquisto, ma anche dal deterioramento delle condizioni di vita generali.
Le cause storico-politiche della crisi del 1929

Il crollo di Wall Street, il grande crollo, la crisi del 1929, sono tutte espressioni usate per indicare un periodo della storia economica del Novecento durante il quale si ridussero considerevolmente e su scala mondiale produzione, occupazione, redditi, salari, consumi, investimenti, risparmi, ovvero tutte le grandezze economiche il cui andamento caratterizza di norma lo stato di progresso o di regresso dell'economia di un paese. Ciò che rese unica questa crisi fu che la contrazione dell’attività economica fu in quegli anni così rapida e radicale come mai era accaduto. Quando la crisi esplose, nel 1929, la letteratura economica era assai ricca e si vantava di poter ricostruire le vicende delle varie crisi succedutesi nel tempo, nonché di poterne fornire spiegazioni logiche. Erano già state individuate e più o meno studiate le crisi del 1816, 1825, 1836-39, 1847, 1857, 1866, 1873, 1882-84, 1890-93, 1900-1903, 1907, 1911-13, 1920, 1924, 1926-1927. Si sapeva inoltre quali fattori del processo economico potevano essere ritenuti responsabili delle crisi: l'eccesso di risparmio (Malthus), l’insufficienza del consumo (Sismondi), il tasso d’interesse tenuto artificiosamente basso (Wicksell), e ancora: l’eccesso di impianti nelle industrie di beni strumentali rispetto a quelle di beni di consumo; l’eccesso di credito, etc. Si era consapevoli del peso dell’andamento dei raccolti, delle innovazioni tecnologiche e del credito il cui utilizzo era sempre in crescita (con l’esito di aumentare considerevolmente la violenza delle fluttuazioni). Infine l’aspetto monetario, le variazioni nel ritmo della produzione dell’oro... etc.
Pur nella natura variopinta delle crisi, vi era accordo sul fatto che queste, al di là della loro durata, risultavano sempre racchiuse tra un punto di svolta inferiore (o crisi) dopo il quale cominciava la contrazione dell'attività economica, e un punto di svolta superiore (o punto di ripresa).
Il ricco bagaglio letterario non aiutò i grandi economisti statunitensi (Irving Fischer, Charles E. Mitchell, Joseph S. Davis) a intuire negli indubbi segni di eccitazione che caratterizzarono l’economia americana del 1928-29 l’approssimarsi della grave crisi (non mancò però chi, come Roger Babson, annuncio un crollo catastrofico).
La crisi si manifestò in maniera improvvisa ma non inattesa. Ancora alla fine dell’estate del 1929 la borsa di New York, nella quale poi esplose, attraversava una fase di grande euforia e speculazione. Ma prima un periodo altalenante, poi giovedì 24 ottobre il primo giorno di panico (in cui 13 ML di azioni vennero vendute a prezzi nettamente inferiori a quelli di acquisto), e infine martedì 29 ottobre (più di 16 ML). Nonostante gli interventi, sia organizzati che spontanei, allestiti da gruppi bancari e finanziari per dare fiducia al mercato, il crollo delle azioni non incontrò argini.

Il crollo della borsa, piuttosto che la causa della crisi, fu il segnale della depressione. La crisi esplosa sul finire dell’ottobre 1929 aveva origini lontane, vi aveva concorso seriamente lo sconvolgimento che nelle relazioni economiche, monetarie, e finanziarie internazionali aveva prodotto la prima guerra mondiale.
Alle gravi perdite di vite umane e di ricchezza provocate dalla guerra (circa 10 ML di morti cui vanno aggiunti 20 ML di morti per la spagnola, 20 ML di feriti, tra cui moltissimi invalidi e pertanto inidonei al lavoro e circa 400 miliardi di dollari) si erano aggiunti:
1) il collasso politico dell’Impero asburgico, con il sorgere dalle sue ceneri di numerosi altri stati (Jugoslavia, Cecoslovacchia, Ungheria, Polonia), che non avevano tardato a imboccare la strada di politiche protezionistiche, e quindi limitatrici degli scambi internazionali;
2) la rivoluzione russa (con la conseguente esclusione dell’economia sovietica dai liberi traffici mondiali, nonché la nascita di altri Stati, come la Finlandia e le Repubbliche baltiche di Estonia, Lituania e Lettonia);
3) il collasso economico della Germania, cui il trattato di Versailles aveva imposto il fardello del riconoscimento dei debiti di guerra e del pagamento delle riparazioni.

Per avere un’idea della portata della crisi si veda la tabella seguente in cui, posta uguale a 100 la produzione industriale dell’ottobre 1929, si riporta la situazione nei vari paesi relative al 1932:

U.R.S.S. 183
Giappone 98
Norvegia 93
Svezia 89
Olanda 84
Regno Unito 84
Romania 82
Ungheria 82
Francia 72
Belgio 69
Italia 67
Cecoslovacchia 64
Polonia 63
Canada 58
Stati Uniti 53
Germania 53

La crisi commerciale non poteva quindi non ripercuotersi in crisi finanziaria prima e monetaria poi con il coinvolgimento delle Banche.

L'inizio di questa recessione economica nel mondo.
La crisi economica che tutti i Paesi stanno vivendo da più di due anni ha ancora avuto origine dagli Stati Uniti ed oggi si è propagata come un virus dando vita ad una forte recessione.
Torniamo indietro di quasi tre anni, siamo nel 2007. Negli Stati Uniti, per diversi mesi, iniziano a registrarsi gravi perdite dei posti di lavoro, fino alla bancarotta di società di credito, banche e società finanziarie (Settembre 2008) che determinano un crollo delle borse e un conseguente calo del potere d'acquisto da parte della popolazione.
Da questo momento il motore dell'economia mondiale si inceppa causando una reazione a catena drammatica. Gli Stati Uniti entrano in grave crisi economica creditizia e ipotecaria che si è alimentata a causa della forte speculazione immobiliare e del valore del dollaro molto basso rispetto all'euro e ad altre valute.
Proviamo ora a ripensare ai fatti internazionali che hanno preceduto il 2007. Soprattutto quelli bellici che hanno un peso spropositato sui bilanci nazionali:
- guerra del Golfo (Kuwait) = 1991, costo 61 miliardi di dollari. 200 morti militari occidentali e 24.000 iracheni
- guerra in Iraq = dal 2003 al 2010, costo 3 trilioni di dollari. 5.000 morti militari occidentali e 650.000 iracheni
- guerra del Kosovo = dal 1996 al 1999, costo 3 miliardi di dollari. 6.000 morti militari e 8.000 morti civili
cui aggiungere le guerre in Africa (Algeria, Angola, Congo, Burundi, Somalia, Liberia, Kenya, Nigeria) con oltre 1 milione di morti ed un costo impossibile da definire.
Pensiamo alla speculazione finanziaria dove la deregulation ha imperato sovvertendo le regole del mercato, come le contrattazioni borsistiche portate ad essere attive 24 ore su 24. Vediamo la penetrazione dei Fondi di investimento nel tessuto industriale modificandone le strategie e le politiche di investimento riducendo il tempo di ritorno del beneficio da parecchi anni ad uno solo o poco più.
Politiche nazionali di breve respiro ed allontanamento dal rapporto tra lavoro e valore del prodotto nel nome di un eccessivo liberismo. Sembra proprio che ci siano molti ingredienti a giustificare, e quindi a far temere, lo scivolamento verso la recessione e da questa alla depressione.
Forse siamo in tempo purchè la Germania non faccia una politica isolazionista e gli Stati emergenti come Cina, India, Brasile facciano sentire la loro presenza investendo a casa nostra.
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lunedì 19 dicembre 2011

Successo del Gala di auguri del Lions Club Bosco Marengo Santa Croce (Alessandria)


Grande successo, oltre 180 soci ed ospiti, per la serata di auguri del Lions Club Santa Croce di Bosco Marengo presso la Discoteca “Luna Rossa”.

Un tradizionale appuntamento con finalità benefiche che si ripete ormai da cinque anni, l’età anagrafica di questo giovane e dinamico Club.
Quest’anno l’obiettivo era l’acquisto di un apparecchio di telemedicina per bambini ventilati a domicilio a favore dell’Ospedale Infantile di Alessandria: un’ apparecchiatura tecnologicamente avanzata, che permette di monitorare i bambini con gravi insufficienze respiratorie direttamente dal proprio domicilio evitando lunghi ricoveri.

Il progetto, realizzato grazie alla generosità dei partecipanti, è stato illustrato dal dottor Fabrizio Racca, direttore del Reparto S.C. Anestesia e Rianimazione Pediatrica dell’Infantile, che ha evidenziato come tale apparecchio riduca i rischi di crisi respiratorie e migliori notevolmente la qualità della vita di questi bambini e delle loro famiglie che li accudiscono costantemente, abbassando il livello di tensione e stress collegato ad impreviste ed improvvise complicazioni.
“Una serata piacevole per ritrovarsi, scambiarsi gli auguri per le prossime festività, ha detto la Presidente del Club Rosalba Marengo, e realizzare iniziative importanti per i più deboli. Lo Spirito di servizio e l’entusiasmo che hanno connotato la serata interpretando appieno il nostro spirito lionistico.”
La Presidente ha infine ringraziato tutti i partecipanti e le aziende che hanno contribuito all’organizzazione della serata, unitamente ai soci del Club che si sono attivamente impegnati per la sua riuscita in particolar modo Lisa Morfino, Silvana Pesce, Marinella Lombardi, Vittorio Vivani , Fernando Fiore e Michele Frizza.