mercoledì 20 maggio 2009

I rettori e le proteste studentesche

Stiamo raccogliendo un memorandum, indirizzato al prossimo G8 dell’Aquila, che i Rettori delle maggiori Università mondiali hanno stilato ed approvato a Torino. Perni del documento le quattro “E” di : Economia, Etica, Energia, Educazione.

Forse un aspetto importante potrebbe essere quello di dare un ordine a queste parole ed un futuro alla loro attuabilità. Dato che tutto nasce dall’uomo e dalla sua formazione culturale, la centralità la meriterebbe proprio l’educazione. In essa si apprendono l’etica, filosofia della morale, ed il senso di responsabilità nell’uso della conoscenza, la politica. Conseguono le specializzazioni di natura economica e le risorse energetiche.
Torniamo alla formazione educativa e interroghiamoci sulla protesta studentesca lasciando per un momento da parte sia le frange violente contro le forze dell’ordine sia quegli avvocati (interessati) che si sono messi con tanto di cartello a “proteggere” le “vittime” della violenza della legge. Non tanto perché questo non possa dare argomenti di riflessione, quanto rappresenti statisticamente un aspetto minoritario dei comportamenti di massa.
Piuttosto c’è da chiedersi come mai crescano i dissapori tra studenti e docenti in così tanti Paesi.
Non è difficile ricordare tensioni nelle principali Università italiane, francesi, inglesi dove gruppi politicizzati hanno cercato di imporre diritti dove invece esisterebbero doveri. Non è stupefacente scoprire che gli uni piacciono molto di più degli altri ed in particolare ai giovani. Lo è molto di più nella cultura sociale degli adulti nella loro veste di genitori, lavoratori, politici, insegnanti e perché no, rettori. Proprio questi ultimi, individualmente magari non discutibili, forse portano la responsabilità di aver condotto il sistema educativo universitario verso una formazione inadeguata ai tempi e all’economia reale. Il pasticcio delle riforme, della volontà di autodeterminare e creare sempre nuovi indirizzi di studio, della moltiplicazione delle docenze pseudo specialistiche e tutto ciò cercando di assicurarsi le sovvenzioni pubbliche con il minimo sforzo per il massimo obiettivo economico, non sembrano offrire il miglior esempio dell’etica a quei discenti che magari non riescono ad analizzare il quadro complessivo, ma ne colgono il disagio e ne subiscono le conseguenze. La quasi totalità delle Università offre una immagine di caos e di anarchia unitamente ad una dispotica gestione delle attività da parte di numerosi docenti. Non me ne vogliano tutti coloro che stanno vocazionalmente impegnandosi da anni e malgrado tutto si affannino a dare il meglio, ma la disorganizzazione e l’inefficienza sembrano sommergerli.
Dalle mie parti si dice che “il pesce puzza dalla testa”. Sembra che la stessa cosa la pensino anche alcuni ministri, in particolare Brunetta, anche se non mi sento di appoggiare alcuno dei partiti né di maggioranza né di minoranza.
I rettori hanno detto di non aver avuto la possibilità di incontrare gli studenti contestatari e questo mi sembra del tutto logico ed a conferma del fatto che gli uni stanno a destra e gli altri a manca, e non è pensabile un ipotetico dialogo quando alle parole devono essere sovrapposti i fatti.
Peccato! Proprio coloro che dovrebbero insegnare l’umiltà, l’autocritica e l’analisi socioeconomica ai futuri uomini e donne che gestiranno il mondo, hanno solo esibito la propria cultura per fornire raccomandazioni teoriche ai politici di turno ed hanno dimenticato di chiedere una inversione di rotta nelle politiche formative.