sabato 30 gennaio 2010

Discussione sul futuro dei Direttori Risorse Umane

Riprendono i Forum dedicati ai Direttori delle Risorse Umane

Grazie all’ospitalità di una primaria azienda operante nel campo dell’imballaggio flessibile, si riuniranno nella sua sede, in provincia di Alessandria il 19/02/10, i partecipanti al V° Forum Direttori Risorse Umane in rappresentanza di alcune delle più importanti aziende presenti sul territorio.
Il tema dell’incontro verterà sulla evoluzione della figura professionale del Direttore delle Risorse Umane, con riferimento al contesto delle relazioni industriali degli ultimi vent’anni e delle mutate esigenze aziendali nella gestione della principale risorsa, le persone.
Il dibattito sarà introdotto dal dr. M. Bramardi, già direttore di Confindustria Alessandria, con un quadro storico delle relazioni industriali ed a cui seguiranno brevi testimonianze sulla figura del direttore delle risorse umane nel passato (dr. C. Sangiovanni), di quella attuale (dr. C. Pagani) e di quella prospettica (dr.ssa E. Pittaluga). Alla discussione non mancheranno le testimonianze di importanti professionisti attivi a livello locale e nazionale, per cui si prevede una discussione vivace e costruttiva data anche l’eterogeneità delle realtà aziendali, di settore, di personali esperienze e di visione sul futuro.
Il compito di gestire il meeting e di tirare le conclusioni è affidato al dr. M .Bramardi.
Nell’occasione saranno anche presentate tutte le attività formative, rivolte ai dirigenti delle Province di Alessandria e Asti, promosse da Federmanager, Confindustria e Perform.
Il programma, aperto a tutti i Direttori delle Risorse Umane, prevede anche una presentazione dell’azienda ospitante, una visita alle sue strutture produttive e, per chiudere, un aperitivo di commiato in vista del successivo Forum di giugno 2010.

martedì 5 gennaio 2010

Unione Europea, specchietto per allodole o logica prospettiva?

In data 29 ottobre 2004 i 25 paesi dell'Unione hanno sottoscritto a Roma la costituzione europea: il documento fondamentale che, oltre a stabilire il funzionamento degli organismi europei, sancisce la carta dei diritti dei cittadini europei. La costituzione europea, composta da 450 articoli suddivisi in quattro parti, sostituisce la maggior parte dei Trattati esistenti ed entrerà in vigore a partire dal 2009. E così l’Italia ha condiviso il proprio destino politico economico con gli altri 24 Paesi aderenti, poi passati a 27, andando a sottoscrivere il PREAMBOLO

della stessa:
”ISPIRANDOSI alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell'Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, e dello Stato di diritto;
CONVINTI che l'Europa, ormai riunificata dopo esperienze dolorose, intende avanzare sulla via della civiltà, del progresso e della prosperità per il bene di tutti i suoi abitanti, compresi i più deboli e bisognosi; che vuole restare un continente aperto alla cultura, al sapere e al progresso sociale; che desidera approfondire il carattere democratico e trasparente della vita pubblica e operare a favore della pace, della giustizia e della solidarietà nel mondo;
PERSUASI che i popoli d'Europa, pur restando fieri della loro identità e della loro storia nazionale, sono decisi a superare le antiche divisioni e, uniti in modo sempre più stretto, a forgiare il loro comune destino;
CERTI che, "Unita nella diversità", l'Europa offre ai suoi popoli le migliori possibilità di
proseguire, nel rispetto dei diritti di ciascuno e nella consapevolezza delle loro responsabilità nei confronti delle generazioni future e della Terra, la grande avventura che fa di essa uno spazio privilegiato della speranza umana;
RISOLUTI a proseguire l'opera compiuta nel quadro dei trattati che istituiscono le Comunità europee e del trattato sull'Unione europea, assicurando la continuità dell'acquis comunitario; ….omissis ”. e poi i 450 articoli.
Nobili principi ispiratori cui è facile aderire, andando poi, e soprattutto, a leggerne i contenuti espressi nella PARTE II : CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL'UNIONE: “I popoli d'Europa, nel creare tra loro un'unione sempre più stretta, hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni.
Consapevole del suo patrimonio spirituale e morale, l'Unione si fonda sui valori indivisibili e
universali della dignità umana, della libertà, dell'uguaglianza e della solidarietà; essa si basa sul principio della democrazia e sul principio dello Stato di diritto. Pone la persona al centro della sua azione istituendo la cittadinanza dell'Unione e creando uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
L'Unione contribuisce alla salvaguardia e allo sviluppo di questi valori comuni nel rispetto della diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli d'Europa, nonché dell'identità nazionale degli Stati membri e dell'ordinamento dei loro pubblici poteri a livello nazionale, regionale e locale; essa si sforza di promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile e assicura la libera circolazione delle persone, dei servizi, delle merci e dei capitali, nonché la libertà di stabilimento….omissis”
Potremmo sintetizzare: unione nel rispetto della diversità di origini, di cultura, di tradizioni, di razza, di religione, di governo, dei pubblici poteri, quindi una unione “sui generis”. Come tutti gli obiettivi cui tendere, ha in sé una dose di utopia che, come il lievito, dovrebbe far crescere e orientare ogni passaggio intermedio.
Ma in termini realistici, provando a traguardarne i tempi realizzativi, si fatica a vederne la conclusione. Tre osservazioni al riguardo:
- la prima è quella della necessità di un forte governo centrale che detti tempi e modi agli Stati membri,
- la seconda è quella della continuità dell’interesse economico politico degli stessi nel tempo
- la terza infine è il superamento delle barriere culturali e della storia recentemente vissuta.
Nei modelli federali internazionali oggi già presenti e cioè gli U.S.A, la Russia, il Canada, l'India, il Brasile, il Messico, la Svizzera, sussistono condizioni non presenti nella U.E. come:
- Il numero degli abitanti : U.E = 500 mil., U.S.A. = 305 mil., Russia = 142 mil., Brasile = 192 mil., India = 1.148 mil., Canada = 34 mil., Svizzera = 7,5 mil., Messico = 110 mil.
- La densità abitativa : U.E. = 116 ab.per kmq, U.S.A. = 31, Russia = 8,3 Brasile = 21, India = 394, Canada = 3,4 Svizzera = 181, Messico = 50
- Numero medio di abitanti per stato federato: U.E. = 18,52 mil. in 27 Stati, U.S.A. = 6,1 mil. in 50 Stati, Russia = 1,6 mil. in 89 Amministrazioni, Brasile = 7,1 mil. in 27 Stati, India = 32,8 mil. in 35 Stati, Canada = 2,6 mil. in 13 Province, Svizzera = 0,29 mil. in 26 Cantoni, Messico = 3,4 mil. in 32 Stati.
Dati che ci indicano come l’U.E. abbia il maggior numero di abitanti in assoluto dopo Cina ed India, ma anche per ciascuno Stato componente e una delle maggiori densità abitative (India a parte). Inoltre, come sappiamo, è stata fondata da Nazioni che hanno sviluppato in modo indipendente una propria storia politico economica, ma anche geografica, costruendo una realtà individuale spesso in conflitto e a danno delle altre. Le due guerre mondiali sono state vissute e sofferte da ognuno e bene si fa a citarle nel preambolo istitutivo della Costituzione Europea. L’uomo è stato posto giustamente al centro di questo trattato, ma ciascuno di noi è figlio della propria cultura, della propria storia, dei propri bisogni economici, dei propri diritti acquisiti, della propria fede e dei propri pregiudizi. La imposizione dell’Euro, come moneta unica, ha certamente fatto fare il primo passo in termini di mercato unico, globalizzazione del sistema finanziario, maggior tutela delle realtà più deboli (come l’Italia) ma ha anche messo alla corda molte economie e attività produttive e commerciali. Nella media, direi un passo avanti, ma sul terreno più facile e sul quale più rapidamente trovare intese. Ma come fare un salto di qualità, se di qualità si trattasse, nel superamento di ciò che divide italiani da tedeschi, francesi da inglesi, spagnoli da austriaci e così via nel gioco delle problematiche incrociatesi nei secoli?
La maggioranza degli Stati sta ancora affrontando le diatribe interne tra nord e sud, tra autonomie regionali ottenute o pretese, mentre di fatto sta crescendo il “ventottesimo stato” un eterogeneo mondo costituito da quasi cinquanta milioni di immigrati tra regolari e non. Problema molto accentuato nelle metropoli dove vivono in periferia, se non in veri e propri ghetti, centinaia di migliaia di persone di colore o di poveri o comunque emarginate per questioni razziali, di cui i vari governi locali si occupano poco o niente.
Riprendendo il confronto con le federazioni sopra citate si può osservare che pressoché tutte hanno un governo centrale dotato di un effettivo potere su quelli locali, se non addirittura dominante in senso assoluto, agevolando così i tempi per la concretizzazione delle decisioni anche se, talvolta, prescindendo da alcuni concetti democratici esistenti in quasi tutti i Paesi europei. La partenza del 2009, in termini di governo dell’U.E., ha messo in evidenza più la storica abilità di realizzare compromessi che la volontà di perseguire la Carta Costituzionale. D’altra parte l’U.E. non è una vera federazione, ma è un'organizzazione di tipo sovra nazionale e intergovernativo alle cui istituzioni gli stati membri delegano parte della propria sovranità nazionale. Insomma un modello completamente innovativo politicamente.
Le diverse religioni praticate tra gli europei vedono 340 milioni di cristiani (cattolici, anglicani, protestanti, evangelici, ortodossi, battisti, avventisti, greco-ortodossi), 15 milioni di islamici, 1 milione di ebrei, minoranze di buddisti, induisti, ecc. e quasi 100 milioni di atei ed agnostici. Naturalmente è piuttosto difficile rilevare il numero di praticanti rispetto agli aderenti specie per i cristiani, ma comunque la differenziazione religiosa non sembra essere un ostacolo alla integrazione nella Unione Europea che peraltro afferma il diritto alla libera confessione. Probabilmente la partecipazione della Turchia con i suoi 70 milioni di islamici sunniti e le dichiarate preoccupazioni per il pericolo “cristiano” potrebbe modificare l’equilibrio.
Sembra proprio che il terreno su cui si muova meglio l’U.E. sia quello economico che da anni ha globalizzato i rapporti internazionali e quindi facilitato gli scambi inducendo verso politiche fiscali agevolative. I governi hanno sempre più bisogno di entrate erariali e collaborano sia nella lotta all’evasione sia all’incremento dell’export. Ma, un ma espresso sulle attività degli istituti di credito e delle banche, getta sul panorama un’ombra persistente. Quale reale controllo del sistema Europa, verso la realizzazione degli obiettivi della Carta Costituzionale, sarà possibile senza una efficace regolamentazione del sistema finanziario che si è dimostrato, da un lato, incapace di vedere oltre un palmo dal naso (o di volerlo fare), e dall’altro, più forte dei governi e capace di dominare la politica? Comunque sia la strada è stata intrapresa, le intenzioni sembrano buone e il futuro, come ci ha ricordato papa Benedetto XVI, è solo nelle mani di Dio! Auguri!