Spesso si trascura però che
gli investimenti in capitale, e quindi la produttività di quest’ultimo,
dipendono in modo significativo da altri investimenti che le imprese fanno, o
dovrebbero fare, sull'organizzazione propria e del lavoro, con pratiche
innovative fondate sul coinvolgimento nei cambiamenti di lavoratori e
sindacato, per una migliore qualità di prestazioni e condizioni di lavoro: sono
quelle che nella letteratura vengono definite best work organization practices
e che, assieme all'innovazione delle tecnologie (incorporate in beni capitali)
e dei prodotti, consentono di realizzare gli incrementi di produttività che
sostengono la crescita.
Il nostro paese come si
colloca quanto ad adozione di “best work organization practices”?
Una risposta la troviamo nel
rapporto dell’Eurofound, che ha condotto una indagine per i paesi europei
coinvolgendo più di 27mila stabilimenti, industriali e dei servizi.
Vi sono analizzati cinque
gruppi di pratiche di lavoro: (a) flessibilità degli orari, (b) retribuzioni
legate alle performance, (c) formazione, (d) lavoro a squadre di lavoro con
autonomia decisionale, (e) coinvolgimento dei lavoratori e delle rappresentanze
nel definire l’organizzazione del lavoro.La tabella 1 evidenzia la diffusione dei cinque gruppi di pratiche. La flessibilità dell’orario di lavoro e la formazione sono quelle più diffuse, in un terzo degli stabilimenti; ma anche quelle meno diffuse, gli incentivi finanziari ed economici e il coinvolgimento dei lavoratori, sono comunque presenti in circa un quarto degli stabilimenti. In circa un terzo degli stabilimenti si utilizzano almeno due gruppi di pratiche innovative. Il fenomeno della adozione multipla è da rimarcare, in quanto si ha il noto effetto di complementarietà, secondo il quale i benefici totali dell’adozione in cluster sono maggiori della semplice somma dei benefici derivanti dalle singole pratiche.
Tabella 1: Diffusione di
pratiche innovative e loro frequenza (Eurofound, 2011, p.11)
Questa è la situazione in
Europa. È interessante vedere cosa avviene nei singoli paesi.
La tabella 2 mostra
inequivocabilmente come l’Italia sia indietro rispetto a gran parte dei paesi.
Il nostro paese primeggia in negativo per la quota di luoghi di lavoro che non
adotta nessuna delle pratiche di lavoro considerate: ben il 51 per cento contro
una media del 32,5 per cento. Su trenta paesi, sotto l’Italia troviamo solo
Malta, Turchia e Grecia.
Quanto alla quota di luoghi
di lavoro in cui si adottano pratiche appartenenti ad almeno due dei cinque
gruppi considerati, e dove dunque si esplicano gli effetti di complementarietà,
in Italia sono solo il 17 per cento; peggio fanno solo le solite Malta, Turchia
e Grecia, a cui si aggiungono Ungheria e Cipro.
La Germania fa due volte
meglio dell’Italia (38 per cento), mentre paesi del Nord Europa fanno tre volte
meglio (55 per cento e più per Finlandia, Svezia, Danimarca, Olanda).
Tabella 2: Diffusione di
pratiche innovative e frequenza, per paese (Eurofound, 2011, p.12)
EFFETTI SULLE PERFORMANCE
Ma perché è così rilevante
l’adozione di “best work organization practices”?
La risposta la fornisce lo
stesso studio Eurofound. La figura 1 presenta gli effetti marginali indotti
dalla adozione (distinta) dei cinque gruppi di pratiche di lavoro su quattro
indicatori di performance: (i) clima lavorativo; (ii) assenza di problemi nella
gestione risorse umane; (iii) performance economica; (iv) produttività. Solo la
flessibilità oraria induce effetti deboli sulle performance, mentre formazione,
coinvolgimento dei lavoratori e delle rappresentanze, gruppi di lavoro hanno
effetti fortemente positivi sia su condizioni lavorative e gestione delle
risorse umane, che su performance economiche e produttività; mentre gli incentivi
economici e finanziari per i lavoratori evidenziano alcune problematiche sulla
gestione delle risorse umane, ma non su altri aspetti.
Quindi vi sono evidenti
vantaggi in Europa dall'adozione di best work organization practices. Eppure,
in questo campo, l’Italia è quasi fanalino di coda.
Tabella 3: Effetti marginali
dell’adozione di pratiche innovative sulle performance (Eurofound, 2011, p.15)
Questi risultati inducono a
ritenere che oltre ai fattori concorrenziali sui mercati di beni e servizi (ove
l’Italia non primeggia in Europa) e del lavoro (dove invece l’Italia primeggia
per flessibilità esterna all'impresa e dualismo), oltre alla scarsa efficienza
dei mercati del credito come segnalato da Daniel Gros, opera in Italia un
fattore fin troppo trascurato: best work organization practices. Esso ha
strette sinergie con l’innovazione tecnologica incorporata nei beni capitali,
quindi con gli investimenti, e con le innovazioni di prodotto che le imprese
realizzano.
La carenza di questo fattore
può spiegare anche la bassa produttività del capitale in Italia. La quota di
investimento sul reddito potrà anche essere adeguata, ma manca l’investimento
in innovazioni organizzative del lavoro, che a quel capitale fisico sono
complementari..
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