mercoledì 19 dicembre 2012

Visto che il mondo non finirà, cerchiamo di migliorarlo!

Sembra proprio che l’interpretazione sensazionalistica del calendario Maya non abbia colto nel segno e che dobbiamo ritrovarci tutti insieme a guardare lontano.

Guardare lontano, cioè immaginare un mondo dove possano essere corretti e magari migliorati gli obiettivi ed i valori che ci hanno accompagnato in questi ultimi venti anni di decadentismo.
Purtroppo il termine “progresso”, la cui valenza non è più solo quella di sviluppo e miglioramento della vita dell’uomo, ma si accompagna al lassismo morale e sociale che contestualmente non sono progrediti bensì regrediti. La recessione non è stata solo economica e per la quale le persone si stringono tra di loro e si aiutano a superarla, ma spazi lasciati all’egoismo, alla megalomania, al principio del possesso materiale a tutti i costi, al mercimonio del corpo come strumento di benessere economico e della vendita della propria dignità per il raggiungimento rapido di ricchezza.

E’ abbastanza facile affermare che la società italiana sia in crisi e che il sentimento di indignazione popolare verso i partiti, le istituzioni e gli enti pubblici o meglio verso coloro che li rappresentano, sia argomento quotidiano di dialogo dell’uomo della strada. Ma la domanda che mi pongo guardando un po’ più in là del mio interesse personale/privato, mentre gioco con i miei nipotini, non riesce a trovare risposte soddisfacenti pensando a proprio a loro.

Non mi convincono i discorsi elettorali, oramai lanciati, che tentano di spostare la mia attenzione dalla proiezione verso la realtà verso la banalità contingente di promesse economiche a breve termine che ascolto da decenni e regolarmente inevase. Non credo più in una pseudo democrazia parlamentare comandata da alcune persone alla cui corte si vendono quotidianamente settecento o più parlamentari, centinaia di dirigenti politici regionali e provinciali, migliaia di presidenti di fantomatici consorzi e società ad personam. Loro vivono in un’altra Italia che non è la mia.

La mia è quella che viene descritta dalla nostra Costituzione, dagli ideali di coloro che l’hanno scritta dopo aver rischiato la vita per arrivarci e che avevano fissato per sé, come parlamentari, un tetto retributivo. Nella mia lettura, riferita al 16 settembre 1947, mi ha colpito il fatto che l’assemblea Costituente, riunita in Comitato segreto, fissò l’indennità parlamentare e quella di presenza. L’indennità mensile per ogni onorevole fu deliberata in £ 45.000 e in £ 1.500 l’indennità di presenza per ogni giorno di seduta per i residenti in Roma, elevata a £ 3.000 per i residenti fuori Roma. A quei tempi la paga di un operaio era di circa 20.000 £ (il 44,44% dell’indennità dei parlamentari), quella di un impiegato circa 30.000 (il 66%).

Se tentativamente rapporto i valori di oggi mi sembra che si sia andati oltre il 1.300% , per quello onesti e illimitatamente per gli altri.

Abbiamo visto, grazie alla magistratura, che la disonestà è trasversale allo schieramento politico ma anche che non vi sia differenza politica nell’autoattribuirsi guadagni, rimborsi, prebende, agevolazioni, concessioni facendo man bassa degli stipendi di quelli che “non contano”.

Mi raccontano che chi ci rappresenta giura sulla Costituzione e mi sento preso in giro. Proprio come quando guardo (guardavo) i diversi talk show televisivi i cui opinionisti meriterebbero tutto fuorché tale ruolo. Mi sono avvicinato al mondo della scuola che aulicamente rappresenta la fucina che forgia i nostri figli o nipoti. Luoghi in cui l’eccellenza degli anni ’60 e ’70 dove l’obiettivo era quello di formare, costruire ed indirizzare alla vita socio-lavorativa, si è trasformata, in gran parte, a quella di creare posti di lavoro per docenti, più o meno precari, dietro la spinta partitico-sindacale.

Risultato? Un disastro formativo dove, se parliamo di università, sforniamo laureati a tre anni e con laurea magistrale a cinque, che generalmente si dimostrano impreparati tecnicamente e lontani anni luce dal mondo del lavoro. A ritroso verso la scuola secondaria le cose vanno anche peggio.

Sul sistema sanitario si aprirebbe un discorso ancora più complesso ma con la differenza che la qualità espressa dai medici e dai paramedici è di alto livello, specie al centro nord, mentre la massiccia presenza degli uomini dei partiti e dei sindacati ne stravolge i costi che rasentano l’assurdo. Penso alle centinaia di migliaia di pensioni non dovute!

Credo che riportare su una strada di correttezza una nazione, quindi un popolo, che è stato diseducato da tanto sfascio e di cui molti hanno beneficiato in termini economici, non sia cosa semplice né tanto meno rapida. Immaginiamo come si possa togliere un reddito ad una persona che non lo meriti o non lo guadagni, ma che comunque con quello porta avanti la propria famiglia.

Avevo ascoltato da tanti personaggi, giornalisti in testa, che sarebbe stato indispensabile tagliare seccamente i costi della politica, i vitalizi, il numero dei parlamentari, le auto blu, i benefici, le indennità, l’organizzazione della gestione del territorio, ecc. Ho riacceso la televisione in questi giorni e mi sembra che sia svanito tutto, riforme, correttivi, legge elettorale nuova, ecc.

Forse non ho capito, mi sono perso qualcosa o sono troppo anziano, però ascoltando Benigni sulla Costituzione e volutamente non commentando la sua introduzione satirico-politica, mi è sembrato che ci siamo persi in molti una cosa molto semplice: “la ragione”, che viene descritta come:

- la facoltà umana di conoscere discorsivamente,

- la razionalità generale dell’universo,

- il fondamento per cui è o si fa una cosa.

Proiettando tutte queste definizioni verso un unico soggetto, l’IO, sono andato avanti qualche decennio e magari sono stato anche bene. Forse ora, prima che sia troppo tardi, dovrò proiettarle verso “LORO”, i miei figli e i miei nipoti, per dare loro modo di non vedere annullato quel poco o tanto di benessere e poter sviluppare dei nuovi progetti di vita nel senso più compiuto di progresso umano.
Auguri per un Natale di rinascita e per un Vero Nuovo Anno!


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