martedì 13 novembre 2012

Conclusioni del X Forum Direttori HR - dr. M.Richetti

X Forum dei Direttori del Personale
Il 26 ottobre 2012, organizzato da Federmanager Alessandria, presso la Valeo S.p.A di Felizzano si è svolto il X Forum dei Direttori del Personale per un confronto sul tema:

“La Riforma Fornero ed il suo impatto sulle aziende piemontesi”

Hanno partecipato ventitre Direttori del Personale ed esperti di relazioni industriali.

L’incontro ha avuto inizio con il ricevimento da parte della Società Valeo, con la presentazione dell’azienda del Direttore Risorse Umane del Gruppo Savio e del Direttore di Stabilimento Marenco che hanno successivamente guidato la delegazione dei partecipanti ad una visita dello stabilimento di Felizzano che si distingue per una produzione tecnologica particolarmente avanzata, per una produzione di assoluta avanguardia, per una organizzazione molto accurata e di assoluta competitività nello specifico settore merceologico di competenza.

Dopo un sontuoso coffee break, in apertura del Forum, il dott. Mannori di Federmanager ha fornito alcune informazioni sui programmi formativi predisposti da Federmanager per il prossimo anno ed ha auspicato indicazioni specifiche da parte dei Direttori del Personale sui futuri Forum, anche attraverso la compilazione di un questionario, distribuito ai presenti, e che sarà inoltrato tramite posta elettronica agli odierni assenti facenti parte del Coordinamento.

Mannori ha altresì sottolineato l’opportunità di aprirsi maggiormente al mondo dell’Università, incrementando i rapporti tra manager e laureati/laureandi, con evidenti interessi ed opportunità per entrambe le parti. A quest’ultimo proposito la dott.ssa Passalacqua dell’Università Avogadro ha confermato il grande interesse dell’Università a favorire l’incontro tra mondo del lavoro e giovani laureati, non solo per opportune e reciproche conoscenze, ma anche per favorire contatti lavorativi attraverso gli strumenti messi a disposizione dalle attuali normative.

Il Forum è entrato quindi nel merito del tema all’ordine del giorno con l’intervento del dott. Richetti, Coordinatore dell’area sindacale dell’Unione Industriale di Torino.

La cosiddetta “riforma Fornero” è iniziata con la riforma delle pensioni, oggi non all’ordine del giorno del Coordinamento: in quell’ambito la Ministra ha dimostrato tutta la sua competenza sulla materia operando interventi e provvedimenti sicuramente incisivi e positivi per gli obiettivi che ci si poneva.
Non altrettanto si può dire per gli interventi riguardanti più specificamente il mondo del lavoro: qualcosa è stato fatto, ma ideologia, pressioni sindacali e interventi politici hanno sicuramente condizionato riforme più incisive in base alle attese che, almeno a parole, molti si attendevano in quasi tutti i settori produttivi.
Comunque sia, il primo capitolo su cui si è intervenuti è relativo ai contratti flessibili, a quella flessibilità buona o cattiva come è stata più volte definita unitamente al concetto di “precarietà”, termine dominante in questi ultimi tempi.
Non si può negare che nel passato questi contratti siano stati anche usati dai datori di lavoro in maniera non sempre corretta, senza peraltro dimenticare che comunque hanno sempre rappresentato, e tuttora rappresentano, una parte assolutamente residuale rispetto ai contratti a tempo indeterminato.
Il principio operativo dell’esecutivo tecnico attualmente al Governo è stato fin dal primo momento quello di consultare le parti sociali, escludendo peraltro qualunque tipo di concertazione, ma è difficile non pensare che molti provvedimenti siano stati presi su considerazioni e pressioni degli addetti ai lavori.
Molti temi, invece che migliorati, meglio definiti, resi più percorribili dalle parti interessate, sono stati invece sottoposti a ulteriori vincoli che difficilmente favoriranno l’occupazione, anche quella “buona”: si pensi per esempio ai novanta giorni di intervallo tra un contratto a termine e l’altro**, ai paletti inseriti nell’apprendistato, non reso sicuramente più semplice ed appetibile, al part-time con l’ingessamento del cambio d’orario, al tirocinio/stage, ove viene prevista una “congrua indennità” senza stabilire chi la decide e dimenticando che questo strumento era il più semplice passo per entrare nel mondo del lavoro, per conoscere e farsi conoscere, al contributo extra dell’1,4% sui contratti a termine, che potrebbe anche avere un senso, ma che non ne scoraggerà comunque l’utilizzo.

Per favorire i contratti a tempo indeterminato ben altri potevano essere i provvedimenti da adottare!

Indubbiamente di grande respiro e di notevole ambizione è la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro: bisognerà peraltro attendere i tempi tecnici perchè la riforma vada a regime (due/tre anni) e soprattutto vedere come si adegueranno i protagonisti, nel bene e nel male, nella non facile e complessa materia.
La novità principale della nuova forma di sostegno al reddito si chiamerà A.S.P.I (Assicurazione Sociale Per l’Impiego) destinata a sostituire, a regime, l’indennità di mobilità e disoccupazione e che interesserà tutti i lavoratori dipendenti.
Resta confermato l’obbligo per il lavoratore che percepisce l’ASPI di frequentare corsi di formazione e riqualificazione e di accettare offerte di lavoro sia pure con alcune clausole, pena la perdita del trattamento.
Una cosa è certa: se il sistema, così come riformato, andrà a regime in porto, certe pratiche del passato finalizzate all’assistenzialismo quasi a tempo indeterminato, andranno definitivamente in soffitta. Ma è altrettanto certo che dovrà essere accompagnato da politiche attive del lavoro di assoluta efficacia.
Centri per l’impiego, società di outplacement e quant’altro dovranno diventare veri punti di riferimento nella ricerca e nell’offerta di lavoro: se verrà a mancare un sistema efficace, vero e funzionante ben poco di positivo si potrà ottenere.
Altro capitolo che avrebbe dovuto essere essenziale era la flessibilità in uscita, leggasi licenziamento, dove è doveroso innanzitutto evidenziare che i criteri in base ai quali i giudici dovranno sentenziare se un licenziamento sia valido o meno continueranno sostanzialmente ad essere gli stessi di oggi.
Con la riforma si passa ad una gradazione della sanzione: reintegrazione con risarcimento integrale, reintegrazione con risarcimento limitato, indennità risarcitoria, indennità risarcitoria “pesante”, indennità risarcitoria in misura ridotta.
In altre parole, la reintegrazione, che precedentemente era l’esito obbligatorio in caso di vittoria del lavoratore si avvia a diventare un rimedio solo in determinati casi, ma questo lo dirà la giurisprudenza nei prossimi anni!
L’importanza dei temi in discussione, le soluzioni adottate dalla riforma, le perplessità emerse hanno impegnato i partecipanti al Forum in lunghe ed approfondite analisi e svariati commenti.
E’ stato sottolineato che certe misure disposte in tema di flessibilità/precariato anziché favorire il lavoratore finiranno per penalizzare lo stesso dipendente.
Si è evidenziato che il datore di lavoro, anche se vincente in una causa di lavoro per licenziamento, sarà comunque tenuto ad un risarcimento economico.
Che su un principio ideologico –“il lavoratore è la parte debole nel rapporto di lavoro”- sono state effettuate scelte pressoché imposte da pressioni sindacali, politiche e demagogiche: ma il presupposto di cui sopra è effettivamente reale in un sistema in cui l’imprenditore è vincolato “per la vita” e il lavoratore può invece lasciarlo in qualunque momento, magari per un contratto di lavoro più vantaggioso, dimenticando magari gli investimenti effettuati dall’impresa in tempo e denaro per qualificarlo e professionalizzarlo?
Che il potere effettivo era e sia rimasto in mano ai Giudici e che in un sistema giudiziario qual’è in Italia, continueremo a vedere il tutto e il contrario di tutto. E’ mai possibile che il Giudice di Milano – a titolo esemplificativo – adotti una certa decisione e quello di Bologna, sulla stessa fattispecie, sentenzi esattamente il contrario? Su quale certezza del diritto si può contare? E’ accettabile che un Giudice di Roma sentenzi su una competenza napoletana (Pomigliano) imponendo ad una azienda (FIAT) quali lavoratori deve assumere?

Il commento finale del Forum è che ci troviamo di fronte ad una occasione mancata.

Era probabilmente il momento migliore per legiferare qualcosa di veramente importante e costruttivo (Governo tecnico e quindi solo in parte influenzabile dal punto di vista politico unitamente all’evidente crisi dell’economia reale) per tentare di migliorare con idonei provvedimenti i tassi occupazionali. Si poteva concretamente migliorare la flessibilità in entrata e in uscita, perseguendo effettivamente, ove esistenti, gli abusi che nel passato ci possono essere stati, ma si è solo minimamente incrinato il sistema per poter sostenere... che si era fatta la riforma!
In conclusione chi effettivamente ci guadagna da questa riforma? Chi ha partecipato ai numerosi convegni che si sono tenuti sul tema in questi ultimi tempi ha una illuminante risposta: gli avvocati, i giudici, i consulenti!!!
Anche se fuori tema, su sollecitazione del dott. Pesce, è stato chiesto al dott. Richetti di sintetizzare brevemente la vicenda FIAT/Confindustria e l’uscita della più grande azienda industriale italiana dal sistema confederale.
Il Coordinatore dell’area sindacale dell’Unione Industriale di Torino ha evidenziato che il problema ha radici lontane, fin da quando la FIAT cercò di ottenere il rispetto di normative del Contratto nazionale, soprattutto in tema di orari di lavoro e di straordinari, senza ottenere concreti risultati, né dal sindacato (comprensibile ma non accettabile) ma soprattutto dalle associazioni imprenditoriali di categoria, prima da Federmeccanica e poi anche recentemente da Confindustria.
Ha ritenuto pertanto opportuno staccarsi dalla Confindustria e dalle normative contrattuali nazionali per percorrere la strada di uno specifico contratto aziendale con normative stringenti ed in parte innovative e con relative sanzioni in caso di inadempienza (in particolare sospensione di diritti sindacali, sospensione dei contributi sindacali).
Quali effetti potrà avere questa decisione? Ai posteri l’ardua sentenza!
A questo punto del Forum si è dovuto purtroppo constatare che i tempi predisposti dal programma erano stati ampiamente superati, per cui alcune interessanti iniziative predisposte dagli organizzatori (workshop interattivo, video come stimolo al dibattito, conclusioni del dibattito stesso) non erano più compatibili.

Il Forum si è pertanto concluso con il saluto del Presidente Federmanager, Dott. Francesco Bausone, con il ringraziamento al Relatore ed ai partecipanti, ai dirigenti della Valeo per la squisita ospitalità e l’invito a partecipare – a conclusione della giornata – alla cena che, in un certo senso, celebra il X Forum dei Direttori delle Risorse Umane.

** Al momento in cui viene redatto il presente documento, si apprende – da notizie giornalistiche – che il Ministro Fornero avrebbe emanato una “Circolare interpretativa autentica” che rimette questo vincolo alla volontà dei singoli contratti di lavoro, nazionali, territoriali ed anche aziendali, per cui l’interruzione tra un contratto a termine e quello successivo potrebbe essere solamente di qualche giorno!!

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