giovedì 19 aprile 2012

L’irresistibile scalata della burocrazia secondo Parkinson e il tesoro nascosto dei nostri Comuni

Fra i molti commenti è facile l'affermazione che "stiamo vivendo la crisi del capitalismo". L'espressione è generica e sostanzialmente non dice nulla. E' reale invece che l'Italia vive oppressa dalle dimensioni del debito sovrano sebbene una valanga di denaro affluisca nelle casse pubbliche. Nel 2011 sarebbero entrati nelle casse delle 20 regioni circa 220 miliardi di euro, i quali supererebbero il 7% del P.I.L.. Secondo l'analista del "Sole 24 Ore" Roberto Galullo, questa cifra, per fare qualche riferimento, potrebbe salvare la Grecia oppure ricapitalizzare circa 60 banche europee in difficoltà, invece oltre la metà è assorbita dalla spesa sanitaria, la maggior parte delle regioni sono indebitate e non sembrano esistere controlli statali efficaci.
Sull' argomento mi sovviene il pensiero di Northcote Parkinson, economista dell'Economist, dotato di un forte senso umoristico. A Lui si devono le due leggi che ne presero il nome. Secondo esse nello Stato il gettito fiscale è considerato non limitabile e "le spese crescono fino a pareggiarlo" quando non lo superano. Il rimedio suggerito è vecchio come il mondo: limitare gli sprechi e le spese inutili evitando nei limiti del possibile di fare nuove leggi, ma ciò significherebbe, secondo Parkinson, "invertire il processo della finanza statale".
Con l'aiuto delle statistiche del "Sole 24 Ore", si possono fare alcuni esempi. Oggi in Italia sarebbero vigenti 1869 leggi fiscali con 270 forme diverse di prelievo e 1182 Codici Tributo.


Non basta, il T. V .I.R. (Testo Unico Imposte sui redditi) emesso nel 1988 ha subito 1086 modifiche alle quali si deve aggiungere il recente decreto "Salva Italia" che ha introdotto la nuova imposta immobiliare e la Tassa sulle attività scudate. Soltanto nel 2011 sarebbero state introdotte nel T.V.I.R. circa 650 modifiche, due al giorno. Da molti anni negli ambienti politici si rileva, a proposito di sprechi, la necessità di abolire gli enti inutili che secondo alcune ricerche, non so quanto attendibili, sarebbero oltre 30.000 e secondo altre circa 700. Non sono a conoscenza di
dati più sicuri, ma resta il fatto che la riduzione si è limitata a 37 e non bisogna dimenticare che il recente decreto "Salva Italia" ha disposto la costituzione di 3 nuovi Enti.
Appare chiaro che la causa sembra risiedere nella crescita costante dell' apparato burocratico. Qui trova applicazione la prima legge di Parkinson che consiste "in 2 asserzioni pressoché assiomatiche, e cioè: 1 - il funzionario vuole moltiplicare i subordinati e non i concorrenti; 2 - i funzionari lavorano l'uno per l'altro".
Senza generalizzare perché Parkinson, non va dimenticato, è un pungente umorista, tutti sanno che nell'apparato statale esistono cervelli e persone di chiara e affermata serietà, ma sia anche consentito scrivere qualcosa che faccia sorridere sebbene i tempi non siano fra i migliori.
Ritornando a Parkinson, se un funzionario è carico di lavoro, vero o immaginario, ha 3 rimedi
possibili: A) può dimettersi; B) dividere il lavoro con un collega; C) chiedere l'aiuto di due subordinati. Il primo rimedio non verrebbe mai scelto perché contrario agli interessi personali e il secondo sarebbe un rimedio a metà perché gli resterebbe il carico di metà del lavoro. Le statistiche
dimostrerebbero, secondo Parkinson, che sarebbe sempre scelto il terzo rimedio.
Ciò determinerebbe, avendo alle dipendenze due funzionari di grado ed anzianità inferiori, un aumento del suo prestigio. I subordinati, prosegue Parkinson, "devono essere sempre almeno due,
e ciascuno sarà tenuto in buon ordine dal timore che il collega venga promosso", e così di seguito in seguito verrebbe costruita la piramide della burocrazia, paralizzando anche i migliori cervelli e le buone volontà.
Da più parti si ritiene che l'Italia abbia iniziato il giusto percorso per controllare il debito, e si spera vi sia poi la possibilità di una graduale riduzione.
L'ottimismo sarebbe giustificato dal suo scarso aumento in rapporto al P.I.L che nel 2011 è risultato corrispondere al 119,6%con la variazione di solo mezzo punto. Nell'Europa del debito potremmo considerarci, secondo l'analisi di Marco Fortis, fra i più virtuosi se paragonati ad altri Paesi della zona Euro. La Francia nello stesso periodo ha contabilizzato un accrescimento di 3,2 punti, la Spagna di 7, il Portogallo di 19 e la Grecia di oltre 20 punti.
Il debito pubblico italiano, che probabilmente ha superato l'ammontare di 1184 miliardi di euro, è in buona compagnia: a fine 2011 la Francia ha contabilizzato 1689 miliardi, l'Inghilterra 1278, la Spagna 709 e tralasciamo il Portogallo, l'Irlanda e la Grecia.
Le conclusioni sono amare, l'Europa non sembra abbastanza ricca perché possa realizzare il welfare state, la società oggi è la culla dei diritti ed i significati del concetto di "dovere" sembrano messi in un angolo.
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