sabato 21 gennaio 2012

Uscire dalla crisi: "La necessità assoluta di crescere"

Tommaso Nannicini
È Assistant Professor presso l’Università Bocconi di Milano, dove insegna Economia del Lavoro ed Econometria

Nel suo libro “Non ci resta che crescere” Editore Università Bocconi, affronta il tema economico di maggiore attualità del momento

“Per aggredire in profondità le cause del «dolce declino» dell'Italia, senza illudersi di poter continuare a scaricare i costi dell’aggiustamento sulle giovani generazioni, i contributi che seguono propongono ricette che ruotano intorno a una parola chiave: «selezione».
Dobbiamo selezionare le risorse economiche e sociali, aprendo molti mercati e professioni oggi protette alla concorrenza, affinché le risorse disponibili vadano laddove sono più produttive.
Dobbiamo selezionare le politiche pubbliche, perché se vogliamo aiutare chi resterà indietro, non possiamo permetterci di dare tutto a tutti.
Per dirla con una metafora, l’Italia ha bisogno di una grande opera di potatura.
.Dobbiamo potare qualche ramo della pianta per far sì che possa produrre più frutti. E non si tratta solo di tagliare rami secchi; purtroppo è un po’ più complicato: con la potatura, si devono tagliare anche i rami che hanno scelto di crescere verso l’interno. Lo si deve fare per lasciare spazio a quelli che crescono verso l’esterno, perché solo quelli servono alla pianta per fruttificare. E questo, fuor di metafora, in termini economici e sociali, è facile a dirsi ma difficile a farsi. È difficile perché si tratta di tagliare rami vivi, non secchi, parti del tessuto economico e sociale che hanno una loro capacità di sopravvivenza. Perché laddove noi vediamo delle rendite, qualcuno vede un diritto acquisito, un modo dignitoso per sbarcare il lunario. Non c’è niente di moralistico in questo. Anche a me piacciono le rendite: le mie. E la selezione, la meritocrazia, hanno dei costi, anche psicologici. Una cosa è fallire perché ci sono le raccomandazioni degli altri, le rendite degli altri, gli abusi di potere degli altri. Altra cosa se il fallimento avviene in un ambiente competitivo, dove la colpa finisce per ricadere sui miei limiti.
Come diceva George Orwell, «il problema della concorrenza è che qualcuno vince».
Tuttavia, quest’opera di potatura e selezione, per quanto costosa, è ormai indispensabile, perché i costi dell’assenza di dinamismo sono maggiori e cominciano a farsi insopportabili. Non esistono alternative se vogliamo valorizzare le risorse umane e materiali del nostro paese per tornare a crescere.
Insomma: la potatura non deve consistere in una crociata ideologica contro le rendite, ma in una politica capace di offrire una visione d’insieme. Se la politica ha una visione e indica un obiettivo raggiungibile (la crescita della pianta), anche qualche sacrificio (la potatura di qualche ramo) può essere accettabile. Altrimenti, senza visione, senza progetto, ognuno si rinchiude nella difesa del proprio ramoscello, nelle barricate corporative che hanno bloccato le riforme negli ultimi vent’anni. È proprio questo lo sforzo di questo libro: offrire una visione unitaria degli interventi che servono al paese, e individuare gli ostacoli politici che si sono finora frapposti alla loro realizzazione. Due gli ostacoli principali: ritardi culturali e difese corporative.”

Restando all’interno della metafora potremmo affermare che proprio in questo periodo invernale si possono effettuare le potature più efficaci per ottenere nella oramai prossima stagione primaverile, la migliore vegetazione e sviluppo del nostro albero immaginario. Infatti, come la natura prevede, saranno proprio i giovani rametti a fiorire ed produrre i migliori frutti. La minore influenza degli interessi partitici sulle decisioni del Governo, ferma restandone la costruttiva collaborazione politica, sembra essere la condizione di equilibrio per tagliare alcuni interessi dominanti, quindi rami che, pur vigorosi, produrrebbero solo foglie.
In termini “agricoli” essi si chiamano “succhioni” perché tolgono linfa alla pianta senza produrre niente oltre le foglie, quindi non fiori e frutti. Il parallelismo è forte con l’aspetto economico. Però, se si avvererà la previsione che calcola come pari al 10% del PIL la liberalizzazione di tutti questi servizi (Quindi anche trasporti ferroviari e pubblici, energia elettrica, gas) avremmo realizzato quelle riforme che dopo essere state la bandiera “parlata” dei Governi di destra e di sinistra, sono servite solo per le campagne elettorali e per la bagarre dialettica, sono state riposte nei cassetti partitici.
Si diceva prima: la primavera che porta il cambiamento. Speriamo davvero che si abbia il buon senso politico di non fa riaffiorare interessi di partito se non nei limiti della democratica diversità, quindi di confronto.
La riserva è d’obbligo perché in quella stagione avremo elezioni amministrative comunali un po’ ovunque ed alcuni partiti (vedi Lega Nord, Italia dei Valori, Movimento Grillo, SEL & C.) fremono per conquistare spazi elettorali guardando le proiezioni demoscopiche.
Altra scommessa aperta è quella del taglio dei costi della politica e della spesa pubblica. Indispensabile realizzarlo mantenendo un equilibrio sociale ed economico, primavera araba docet!

Nessun commento: