mercoledì 15 aprile 2009

I terremoti colpiscono solo i territori?

Se vogliamo esprimere una risposta di estrema sintesi potremmo dire :NO. Almeno ciò è vero da un miliardo di anni e cioè da quando è comparsa la vita sulla Terra, prima di allora invece la risposta sarebbe stata: SI.

Quindi un terremoto corrisponde ad una catastrofe per le forme di vita terrestri ed a importanti modificazioni della struttura geologica. Ai nostri occhi, da quando è comparso l’uomo, il terremoto è passato da fenomeno inspiegabile e pauroso per gli uomini primitivi fino ad assumere l’immagine di imprevedibile distruttore di vite umane. A pensarci bene però i terremoti hanno continuato a fare sempre la stessa cosa per miliardi anni e cioè, assestare la crosta terrestre galleggiante sul magma sottostante. Gli uomini invece hanno modificato completamente il proprio modo di affrontare la vita e si sono evoluti abitando dapprima negli anfratti, nelle caverne quindi nelle case di legno e paglia e poi in capanne di terra e pietre fino a strutture complesse in legno o mattoni e, in moltissimi Paesi, costruzioni in cemento armato e mattoni. Altro aspetto di particolare rilievo è stato lo sviluppo demografico che ha visto nascere dalle origini ad oggi circa 82 miliardi di persone (stima di Bourgeois Pichat). La stima della popolazione mondiale nel neolitico era di 6 milioni di uomini per arrivare ai 6 miliardi dell’anno 2000 e con una proiezione a 9 miliardi per l’anno 2050.
I terremoti, da quando se ne hanno documentazioni credibili, oscillano abbastanza regolarmente, intorno ai 50.000 all’anno di cui 1 – 2 catastrofici, 3 -5 distruttivi, 800 sono paragonabili a quello che ha colpito l’Abruzzo, 6000 con magnitudo tra 4 e 5 e 45.000 con magnitudo tra 3 e 4.
Come si evidenzia da questa fredda immagine di dati le due cose che sono cambiate di più sono il numero degli abitanti della terra e le loro abitudini abitative. Sono state privilegiate le località climaticamente più favorevoli, quelle economicamente più appetibili o altre maggiormente difendibili dagli attacchi nemici. La concentrazione di persone ha generato l’esigenza di abitare in verticale per sfruttare spazi sempre più angusti, ma sono anche sorti problemi importanti di urbanizzazione e di incremento esponenziale dei costi di costruzione. Da qui la ricerca tecnologica per sfruttare i materiali, ridurne l’impiego e crearne di nuovi. Acciaio, ferro, cemento, mattoni elaborati in mille forme diverse, strutture prefabbricate hanno sostituito le pietre, la terra ed il legno. Grandi studi hanno concepito edifici che si stagliano verso il cielo fino a 300 metri di altezza. Ma la nostra epoca vede la coesistenza di questi prodigi architettonici con le case con pareti di terra e tetti in legno. Purtroppo i maggiori danni li dobbiamo registrare tanto in queste antiche abitazioni che in costruzioni esteticamente moderne ma prive di quelle cautele antisismiche o penalizzate da dolosi risparmi. Un importante dirigente di una associazione costruttori ha spiegato in una intervista televisiva che la responsabilità va anche rivolta al sistema di appalti pubblici, con gara al ribasso, che provoca questi risparmi da parte dei costruttori e quindi la minore resistenza degli edifici. La stessa persona affermava che le gare vengono vinte con prezzi che sono largamente in perdita per i costruttori. Tre considerazioni spontanee: la prima è chi e che cosa autorizzi a costruire edifici non sicuri dal punto di vista sismico o comunque della stabilità viste le competenze progettative che oggi si hanno e la seconda perché non si mandino deserte le gare in cui i prezzi siano assurdi rispetto ai costi e quindi la terza, non si conosce una impresa edile di dimensione media che sia fallita a causa di tutto ciò. Infatti, come è ben noto a tutti, una gara che lanciata a 100, viene aggiudicata a 80, realizzata in tempi biblici si chiude con un consuntivo di 200.
E qui ritorniamo a dolerci del malcostume politico nella gestione della cosa pubblica, di una selva di leggi costruita apposta per difendere interessi illegittimi, della incapacità dei managers pubblici e della loro connivenza con i politici e con i managers privati. Stride la parola “risparmio” con quella dello “spreco” di denaro pubblico e urla vendetta quando questo prezzo viene pagato da tante vite umane.
Sarà vero che le persone restano attaccate ai luoghi dove sono nate ed il loro numero cresce sempre di più. Sarà anche vero che amano vivere in luoghi ambientalmente gradevoli ma la responsabilità di chi gestisce i Comuni, le Province e le Regioni deve andare al di là delle singole volontà per armonizzare le esigenze con le reali possibilità abitative. Se una casa esiste è perché c’è un piano regolatore, un progettista, un ufficio tecnico comunale che approva, un costruttore che realizza ed un collaudo finale. Il tutto regolato da leggi e decreti verso i quali ognuno di questi attori ha le proprie responsabilità.
Il terremoto quindi colpisce le inadempienze, le incapacità, i lucri, le frodi, le connivenze e trasforma in dolo quanto fatalmente legato alla storia abitativa umana ed al suo indiscriminato sviluppo.
Colpisce il sistema Paese che da pochi anni ha preso coscienza della necessità di organizzare sistemi di soccorso sempre più efficienti ed ai quali dobbiamo dire mille volte grazie, ma che interviene a cose fatte per cercare di contenere la sofferenza umana. Ma la prevenzione? Abbiamo scritto leggi che, a causa della connivenza tra il sistema politico e quello imprenditoriale edilizio, non riescono a tutelare i cittadini perché contorte, non applicabili e controverse, incomplete per mancanza di regolamenti, inattuate per le continue proroghe ai termini. Intanto stiamo tutti lì, rivolti ai freddi schermi dei televisori, attenti a cogliere con il nostro cuore sensibile le mille emozioni derivanti dalle immagini, dalle parole. Stiamo lì, pronti a dispiacerci della fatalità degli eventi ed a commuoverci davanti alle bare di centinaia di persone e di decine di bambini che con la nostra scarsa lungimiranza, con l’egoismo di tutelare sempre e solo gli interessi personali, con la mancanza di una visione di insieme della nostra realtà, rifuggendo alle nostre responsabilità abbiamo contribuito ad uccidere.
Lui, il terremoto, ha fatto solo il suo mestiere; assestare il territorio scaricandone le tensioni. Lo fa da miliardi anni e noi tutti lo sapevamo.

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