martedì 16 dicembre 2008

La crisi economica e il malessere di alcune classi sociali

Per alcuni giorni abbiamo visto ed ascoltato notiziari sulla sollevazione di molti giovani ad Atene contro l’uccisione di un giovane greco. Premesso che i tre quarti della popolazione greca abita ad Atene, resta però da capire come questa reazione si sia estesa a tutte le città greche con uguale intensità ed abbia coinvolto non solo i giovani dei centri sociali ma anche di altre estrazioni politiche, ma soprattutto adulti.

Ovviamente qui non si discute il valore di una vita umana che è al di sopra di ogni commento e la volontà o l’errore di chi l’abbia stroncata, ma l’interrogativo si sposta su come e perché la reazione sia stata tanto forte, allargata e sentita.
E’ possibile che questo sia stato l’elemento scatenante di un grave disagio provocato dalla crisi economica sulla qualità di vita delle persone, dalla sfiducia verso una gestione politica distante dal cittadino e da una crescente insofferenza verso le istituzioni?
Ma quanto avviene in Grecia sta trovando simili radici anche in Italia? Non è che tra la massa dei ceti meno abbienti ed una classe politica concentrata a tutelare il proprio status ed i relativi sostenitori, si stia aprendo uno spazio a gruppi sovversivi estremisti ?
Certamente si sta rilevando un disagio sociale in cui cresce l’intolleranza e la xenofobia miete sempre più sostenitori. Dalle banlieues parigine agli extracomunitari in Italia, passando per l’estremismo islamico senza distinguere mai tra vincoli religiosi, più o meno condivisibili, e sfruttamento dell’ignoranza altrui a scopi di terrorismo politico internazionale.
Sembra che ogni occasione sia buona per scaricare su qualcuno il proprio disagio e lo si faccia generalizzando le situazioni senza la volontà di approfondire. Sul piano dei media impera lo scandalismo e l’enfatizzazione dei fatti purchè facciano “vendere”.
Molte domande ma poche risposte, sembra quasi che si voglia evitarle più che affrontarle.
Credo che qualcuno dovrebbe farsi carico di guidare questa condizione sociale, con una politica da statista, per andare verso uno stato dove i valori democratici siano rispettati nell’uguaglianza degli uomini.

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