giovedì 10 gennaio 2008

Gestione o manipolazione dei mercati?

"Salotto buono": scoperte le prove!
Se ne parla come se fosse l'Araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia... nessun lo sa. Ora un recente studio svela le prove della sua esistenza.
Ripreso da una pubblicazione di "Soldi Sette".

Il delitto
"Salotto buono" è l’espressione utilizzata per indicare un luogo di incontro "privilegiato" tra industriali e finanzieri; una specie di club esclusivo, un centro di potere per gestire gli equilibri economici e finanziari delle società (e del Paese). In particolare, si parla di "salotto buono" per indicare le relazioni privilegiate derivanti da partecipazioni azionarie incrociate o dalla presenza degli stessi manager in più società. Perché si tratta di un "delitto"? Diverse analisi affermano che le relazioni incrociate riducono il livello di concorrenza, mettendo a rischio la correttezza del mercato.
Le vittime
Se è vero che un minor grado di concorrenza può far spuntare prezzi di vendita migliori, c’è anche da considerare che l’efficienza può risentirne (non rischiando di essere sostituito, il management non ha stimoli a migliorare la propria produttività e quella della società). Questo significa che, in molti casi, la parte della vittima la fanno i conti delle società e, di conseguenza, i loro azionisti... cioè voi!
Gli investigatori
Ma il "salotto buono" esiste davvero o no? Ora possiamo dire di sì. Nelle scorse settimane è infatti stato "fotografato" da tre esperti dell’Università di Cambridge, dell’Università di Napoli e della Banca d’Italia.
Le prove
· Lo studio ha analizzato la presenza degli stessi soggetti nei Consigli di amministrazione di più società. In particolare esamina i vertici aziendali in carica tra il 1998 e il 2006 nelle società italiane quotate e dimostra un certo immobilismo nel management, con pochi "ingressi" e "uscite" (specie nelle grandi società, le cosiddette blue chip).· Lo studio mette in evidenza significative differenze tra quelli che sono titolari di una sola "poltrona", o al massimo due, e chi invece è presente in almeno tre società. I primi, che rappresentano la grande maggioranza del totale, in genere non crescono: nel corso degli anni tendono a mantenere solo una "poltrona" o a perdere anche quella. L’élite che è titolare di almeno tre cariche, invece, tende a mantenerle o a aumentarle. In pratica: più è alto il numero di cariche occupate, più è bassa la probabilità di perderle.· Ci sono poi altri elementi che confermano che i "fili del potere" sono concentrati nelle mani di un’élite: i soggetti più presenti ricoprono spesso le cariche più importanti (presidente o amministratore delegato) e, in molti casi, hanno anche partecipazioni azionarie nelle società.
La scena del crimine
· Il "salotto buono" non è certo una realtà esclusivamente italiana, ma le caratteristiche del nostro mercato, fino a pochi anni fa scarsamente evoluto, ne hanno favorito la nascita e la sopravvivenza partendo dalla tanto biasimata "Massoneria".· Tradizionalmente il capitalismo italiano ha sempre avuto due caratteristiche: una forte impronta "familiare" e lo stretto legame tra banche e industria (con il ruolo centrale svolto in particolare da Mediobanca). Queste due peculiarità derivano dal periodo storico in cui si è sviluppata l’industria nazionale: l’economia italiana ha conosciuto una forte crescita nei primi decenni del Novecento quando il ruolo di finanziatore delle imprese era svolto quasi esclusivamente dalle due grandi banche (Credito Italiano e Banca Commerciale) che hanno costruito un complicato intreccio di partecipazioni con le società finanziate.· Negli anni successivi questo intreccio si è evoluto con la nascita dell’IRI (che assume il controllo delle due banche) e con la nascita di Mediobanca. Nelle intenzioni Mediobanca doveva essere lo strumento delle tre banche fondatrici (Credito Italiano, Banca Commerciale e Banca di Roma) per erogare crediti a medio-lungo termine, che erano a loro vietati per legge. Nella realtà Mediobanca si è invece orientata verso il credito mobiliare e i grandi affari, diventando la "cassaforte" di importanti quote azionarie delle principali sociee qui la restante parte.

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