giovedì 31 maggio 2012

E-mail e smartphone, fonte di stress per i lavoratori?

Per i lavoratori italiani la tecnologia può essere fonte di stress e di calo della produttività: i dati del Work Monitor Randstad.


Se i social network in azienda potenziano la produttività, altrettanto non si può dire di e-mail e smartphone: secondo un sondaggio condotto nell'ambito del Work Monitor Randstad, infatti, i lavoratori italiani si dicono stressati a causa di questi nuovi ausili della tecnologia, nati per agevolare la comunicazione e il carico di lavoro ma, a quanto pare, anche un'arma a doppio taglio e una risorsa in più per i datori di lavoro che pretendono totale reperibilità dai loro dipendenti.
Ben un lavoratore su tre, infatti, è fortemente convinto che sia le e-mail sia i più sofisticati smartphone riducano la produttività e aumentino lo stress, conseguenza di un dato di fatto alquanto preoccupante: stando ai dati Randstad, infatti, il 39% dei datori di lavoro pretende di poter raggiungere i dipendenti durante tutto l'arco della giornata, innestando nei collaboratori quello che viene chiamato "tecno-stress".


Il 75% dei lavoratori italiani ha la possibilità di accedere alla rete in modo pressoché illimitato dal proprio smartphone, spesso concesso dall'azienda, tuttavia quello che potrebbe essere un vantaggio per conquistare maggiore flessibilità si trasforma in una pericolosa causa di stress e calo della concentrazione, come afferma il 31% degli intervistati interpellati dal Work Monitor Randstad, che ha monitorato l'andamento del mercato del lavoro in 29 nazioni nel primo trimestre 2012, focalizzando l'attenzione sull'utilizzo dei dispositivi tecnologici dedicati alla comunicazione in ambito professionale.

Sembrano proprio i lavoratori italiani, inoltre, i più propensi a farsi distrarre dalla tecnologia, tanto che per il 30% l'accesso alla rete è in grado di far diminuire la propria produttività in modo determinante. La percentuale di coloro che viene spesso raggiunto dalle telefonate del capo fuori dall'orario di lavoro è pari al 63%, senza considerare il 52% dei dipendenti che non ha pace neanche in vacanza.

Un ultimo dato interessante riguarda il modo di concepire la comunicazione virtuale: per il 73% degli italiani, infatti, sono ancora preferibili le relazioni reali basate sulla presenza fisica, anche perché solo in questo modo è possibile percepire e individuare i segnali inviati attraverso il linguaggio del corpo. Secondo Marco Ceresa, amministratore delegato di Randstad Italia: "La prima edizione del Work Monitor 2012 sottolinea come gli italiani, nonostante la ricca disponibilità di strumenti tecnologici di comunicazione, amino ancora i rapporti diretti e la componente relazionale. La passione italiana per la tecnologia è innegabile ma rimaniamo fortunatamente ancorati a codici comunicativi tradizionali ed emozionali che non snaturano la dimensione lavorativa"

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