mercoledì 22 dicembre 2010

Il rimborso dell'IVA pagata sulla tariffa dei rifiuti sta avviandosi ad un grande flop!

Notizia per tutti coloro che hanno richiesto il rimborso dell'Iva pagata sulla tassa rifiuti, in rispetto di una sentenza della Corte Costituzionale del 2009.
Per mesi il Governo non ha preso alcuna decisione definitiva, fino a quando, con una circolare del dipartimento delle Finanze, non ha stabilito che la Tia è di fatto una tariffa, e come tale "richiede" l'Iva. Dunque in contrasto con la sentenza della Consulta. E anche con il parere della Corte dei Conti del Piemonte (la numero 65/2010), che invece afferma che la Tia è un'entrata tributaria, quindi esente da Iva.
La situazione è dunque confusa, e alla luce di questi continui pareri contrastanti, senza una presa di posizione chiara, il cittadino resta “beffato”, come al solito. Infatti molti Comuni virtuosi non hanno applicato l’IVA sulla tassa rifiuti e se neppure gli organi istituzionali riescono a capire e sapere quello che fanno, potremmo ritrovarci non solo al danno ma anche alla beffa. Cioè, se fosse definitivamente accertato che si tratti di tariffa allora ci ritroveremmo che decine di migliaia di Comuni che l’hanno applicata come tributo, invierebbero cartelle di pagamento a conguaglio, magari arretrate, per l’incasso dell’IVA non precedentemente pagata.
Se questa malaugurata ipotesi dovesse balenare in testa ai voraci funzionari dell’Agenzia delle Entrate, sarebbe stata inventata una nuova imposizione fiscale a tutto beneficio di quello Stato sprecone che finora non ha voluto tagliare i costi della politica perché avrebbe toccato i propri interessi e benefici personali ma che non esiterebbe un istante a gravare ancora di più sui cittadini.
Se invece tutto andrà come in Italia ben sappiamo, allora ci saranno ricorsi, controricorsi, commissioni di controllo, commissioni giudicanti, pareri della Corte Europea per andare poi ad un trasferimento dei fatti nel grande contenitore dell’oblio. Così avremo speso una montagna di denaro pubblico, cioè il nostro, per arricchire avvocati, giudici e consulenti che non ci faranno certo mancare dotte elucubrazioni, magari tecnicamente perfette, per farci prendere atto della beffa.
Sarà tale anche perché se, fra una decina d’anni, avremo perso, allora per molti ci sarà da pagare e se avremo vinto avranno già modificato le norme per non rimborsare niente a nessuno oppure potremo trattenere gli importi a credito dalla dichiarazione dei redditi allegando fatture, attestazioni certificate di pagamento, domande in carta da bollo e, ovviamente, con procedure tali da dover richiedere l’intervento di un commercialista. In sintesi, tali da scoraggiare qualunque persona di buon senso, dal farlo.
Una volta si diceva che la burocrazia italiana era una eredità borbonica da superare, oggi possiamo affermare che, grazie alla semplificazione dei comportamenti dello Stato, abbiamo di che fare invidia ai Borboni!

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