martedì 29 dicembre 2009

Crisi economica 2008/2009 ……. ed oltre?

Dall’ OCSE arrivano segnali di una debole ripresa del sistema Europa e qualche leggero miglioramento particolarmente dall’Italia. Il sistema politico governante si è prontamente rivolto agli elettori vantandone il merito ed insistendo sulla propria previsione che l’Italia sarebbe uscita per prima e meglio degli altri Paesi europei. Naturalmente l’opposizione ha immediatamente replicato la poca o nulla consistenza degli interventi governativi in materia, sottolineando come la ripresa sia di fatto molto lontana da venire e come sia in continua ascesa il numero dei lavoratori o disoccupati o soggetti ad interventi legati agli ammortizzatori sociali.

L’opinione degli economisti propende verso la prudenza sottolineando che la parte finanziaria della crisi, che poi ne è in buona parte la causa, è ben lungi da essere risolta. I cosiddetti “derivati” giacciono nelle mani di tutti gli Istituti Bancari e sono stati in larga parte finanziati da generosissime erogazioni statali in tutto il mondo. Ne sono però in possesso anche enti pubblici come le Regioni ed i Comuni che hanno voluto “investire” i contributi erariali aprendo così un buco di cui si preferisce sottacere.
L’impoverimento della fascia sociale debole è ulteriormente cresciuto a causa dei continui aumenti del costo minimo della vita e per contro i depositi bancari hanno fatto registrare un incremento sensibile. Italiani formichine!
Le ore pagate per la Cassa integrazione sono diminuite nel secondo semestre e la disoccupazione è risalita ai valori massimi degli ultimi dieci anni. I sindacati hanno confermato che oramai rappresentano, e male, solo se stessi portando il numero dei loro iscritti pensionati a superare di gran lunga quello dei lavoratori. CGIL sta sull’Aventino e CISL e UIL cercano di contrattare discutendo quel poco che resta nelle loro possibilità. I loro vertici attendono solo il momento propizio per saltare sul carro della politica e “sistemarsi” definitivamente. Gli iscritti partecipano, poco convinti, a manifestazioni di piazza con sventolio di bandiere “rosse” ignorando che quest’anno va di moda il “nero”.
I parlamentari si sono ritoccati gli emolumenti con un aumento di oltre 1.300,00 Euro all’anno. Nessuno dei media ha fatto circolare la notizia per non turbare le coscienze degli elettori, che hanno ben altro a cui pensare. Infatti stiamo dibattendo sulla opportunità o meno di abbreviare i processi ponendo rigidi limiti temporali, oppure se dividere o no le carriere dei giudici da quelle dei PM, oppure se sia necessario ed urgente dare il voto agli immigrati, oppure se la politica di Di Pietro sia pro o contro le fortune di Berlusconi che uno squilibrato ha quasi trasformato in un martire della politica facendoci assistere ad un “ammorbidimento politico” non facile da spiegare.
Sta di fatto che l’ultimo semestre del 2009 rileva una crescita dell’export da parte delle PMI italiane
che altro non sono che la quasi totalità del sistema imprenditoriale italiano e l’inflazione ha ripreso a crescere. Buone notizie ma non per tutti.
Partiamo da una storica frase del politico Luigi Einaudi : “Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi”.
Nessuno nega alla politica la sua partecipazione verso la direzione auspicata per l’uscita dalla crisi, ma la sostanza ci dice che se i piccoli imprenditori non avessero adottato la strategia del “decidere prima di capire” avendo una comprensione limitata della situazione, non avremmo potuto registrare questa tendenza. Né tantomeno questa si sarebbe creata se al loro fianco non si fossero sacrificati milioni di collaboratori a tutti i livelli, dirigenti, quadri, impiegati ed operai, che hanno creduto nelle loro aziende e nelle loro strategie. Spesso hanno creduto senza sapere o capire. Hanno rispolverato quell’atteggiamento vincente che aveva portato l’Italia fuori dal disastro della seconda guerra mondiale, hanno bocciato le spese superflue, hanno cercato di salvaguardare la propria famiglia. Certamente oggi le spese superflue non sono quelle degli anni 60/70 come anche la famiglia che va intesa secondo la realtà della sua trasformazione intercorsa. Qui si potrebbe aprire un capitolo infinito sui valori di oggi e di allora, ma quello che conta è l’aver riportato tanti atteggiamenti verso una dimensione economicamente sostenibile e da cui ripartire sia pur in un confronto aperto e dialettico. Sarebbe il momento di prendere le redini di questa opportunità e guidarla nella sua evoluzione futura per uscire dalla crisi e quindi guardando agli anni a venire per averne tutti un vantaggio. Noi cittadini lavoratori, imprenditori, pensionati e casalinghe. La guida sta nel “governare” che i nostri vocabolari definiscono: “avere cura di qualcuno, darne la direzione”.
Ma subito sorgono delle perplessità dopo aver vissuto per decenni la nuova definizione: “assumere il potere, averne l’autorità per dare forza a se stessi ed al proprio partito”. Infatti sembra di capire che il “loro” obiettivo prossimo siano le elezioni di marzo, la crisi può aspettare

Nessun commento: