giovedì 18 giugno 2009

La disinvoltura etica e morale di chi ci dirige

Sarà perché la campagna elettorale italiana non finisce mai; sarà perché il potere, una volta raggiunto, inebria; sarà perché la crisi è anche e soprattutto dei valori; sarà che la pochezza dei politici si è allineata al gossip delle peggiori riviste patinate; sarà perché la bassezza intellettuale dilaga, ma resta il fatto che ogni giorno assistiamo a fatti sempre meno episodici di malcostume. Che poi il “fatto” esista veramente, che i suoi “contenuti” narrati siano reali, sembra non importare a nessuno. Occorre creare scandalo, fare notizia, cavalcare lo “scoop”, fare audience.

Ovviamente se l’oggetto di tanto interesse è un personaggio politico, magari importante, la notizia assurge a priorità assoluta. Però se proviamo a fare un confronto tra diversi Paesi, a parità di “(mal)fatti avvenuti” troviamo pesi e misure diverse nelle reazioni politiche e sociali.
Dallo scandalo Profumo alle recenti dimissioni di ministri americani e inglesi, abbiamo visto punire senza mezzi termini i responsabili di “atti contro la morale” e di comportamenti lesivi delle leggi. Non tanto perché UK e USA siano Paesi migliori di noi, ma forse perché ritengono che un personaggio pubblico debba essere un esempio per i cittadini nel rispetto degli stessi.
Nel nostro Paese, che simpaticamente si potrebbe definire “la repubblica delle banane”, prendiamo le cose con spirito allegro e ci facciamo “scorrere sopra” evasioni fiscali dilaganti, lavoro in nero al Parlamento, spese politiche “stravaganti”, collusioni tra economia e politica per interessi privati, abuso degli strumenti pubblici a fine personale, fino a privilegi miserrimi come l’ottenimento gratuito di biglietti per lo stadio!
Ma la cosa non si limita ai tanti politici e aficionados insediati nelle decine di migliaia di sedie sparse per l’Italia ed al loro sforzo ad ogni costo per restarci a lungo, basti vedere la “gaffe elettorale” indirizzata all’eliminazione delle Province e conclusasi con la creazione di quattro nuove, ma va estesa anche a tutti quei dirigenti delle aziende pubbliche e private, industriali, commerciali, banche, enti, che interpretano il loro ruolo secondo principi etici e morali anche molto soggettivi.
Introducendo un ragionamento sui valori dell’etica e della morale val la pena di precisarne la definizione, infatti Etica e Morale non sono la stessa cosa.
Morale è il concetto di ciò che è “buono” e ciò che è “cattivo”, e di come ci si deve comportare in base a ciò; essi si formano e diventano una tradizione in certe società per certi periodi di tempo. Le regole morali possono essere molto diverse in diverse nazioni o anche nella stessa nazione in diverse epoche. La morale è un fenomeno soggettivo, dal momento che le sue regole non derivano da necessità e convenienza obiettive. Le regole morali riguardano come vestire, dove e quanto scoprire il corpo, che modi di parlare sono decenti e quali no, di cosa ci si dovrebbe indignare, cosa è “opportuno” fare e cosa no, eccetera.
I principi etici sono oggettivi. Derivano da necessità e convenienze reali.
Si basano, per tutti, sulla comprensione individuale del percorso verso la perfezione, che per i credenti è verso Dio, Allah, Brahama, Budda, ecc.
L’etica è la scienza riguardante il corretto atteggiamento dell’uomo nei confronti di:
a) Ente superiore (in tutti Suoi aspetti e le Sue manifestazioni),
b) altre persone, e tutti gli esseri incarnati e non incarnati,
c) il proprio percorso nella vita
Se la morale è la legge che l'individuo sente sua, lo spirito che guida le sue azioni ed etica è la riflessione che l'individuo fa su tali leggi, su tali valori morali, allora è l'etica stessa a formare e plasmare la morale e la morale l'oggetto che consente all'etica ovvero alla filosofia di riflettere su tali principi.Potremmo quindi, opinabilmente, asserire che la morale è determinata dall'azione etica, dalla riflessione dell'individuo e l'etica esiste in quanto esiste una legge morale.Non possiamo in alcun modo scindere i due termini, non possiamo parlare di morale fine a se stessa perché dal momento stesso che la definiamo stiamo entrando nel campo dell'etica e l'etica stessa non ha senso se non applicata alla morale.Sulla scorta di queste riflessioni e senza alcuna intenzione di giudicare nulla e nessuno, c’è da chiedersi se i citati responsabili della conduzione politica italiana, i managers degli Enti pubblici e di quelli privati si siano posti qualche riflessione al riguardo, assumendo comportamenti etici rispetto ad una morale che, pur reinterpretata nello svolgersi dei costumi sociali, sia condivisibile da una maggioranza che in democrazia è un parametro fondamentale.

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