giovedì 19 marzo 2009

Prendere coscienza della crisi o lasciarsi trascinare dal pessimismo generalizzato?

Se, in questi ultimi sette o otto mesi, avessimo guardato i telegiornali e letto la stampa, con un atteggiamento critico e distaccato anzichè subire il tamtam delle notizie ad effetto, forse non ci troveremmo oggi a fare di tutt'erba un fascio. In effetti la razionalità e la freddezza valutativa ci avrebbero guidato verso una serie di distinguo riguardo le cause scatenanti, le concause, gli effetti e la loro portata nelle diverse economie che la globalizzazione ha ravvicinato.

La speculazione finanziaria originatasi negli USA con la concessione di finanziamenti immobiliari ad alto rischio avrebbe potuto restare maggiormente circoscritta a livello bancario se fossero esistite regole di trasparenza tra le banche stessee sopratutto di controllo sulla emissione dei così detti "derivati" nelle cui pieghe sono finiti quei titoli ad alto rischio che oramai, con la qualifica di "tossici" angosciano i sonni di tutti.Malauguratamente la fame speculativa della finanza mondiale, troppo occupata a leggere "numeri" anzichè a cercare di capire e valutare le realtà che si celano dietro i "numeri", ha risposto, da un paio di decenni, a logiche pressanti diconsolidamento di enormi fatturati e ritorni finanziari dell'ordine del 25-30% in tre anni, da proporre ad investitori e speculatori di borsa. In questo modo sono state costruite gigantesche multinazionali omnipresenti acquisendo le più importanti realtà industriali e commerciali penalizzando l'imprenditoria privata, la crescita degli investimenti per lo sviluppo industriale, l'innovazione dei prodotti finalizzata allo sviluppo delle aziende, la crescita professionale del personale ad ogni livello, la competitività in termini concorrenziali reali, lo sviluppo progressivo delle competenze gestionali. In questo processo le banche sono state precorritrici mirando a dominare la scena mondiale al punto che venti nominativifanno il bello e cattivo tempo in termini finanziari.Tutto è stato portato ad assumere la velocità con cui i grandi capitali finanziari migrano quotidianamente dalle borse asiatiche a quelle europee attraverso le americane provocandone cadute erimbalzi talmente evidentemente speculativi da far rabbrividere anche i più coraggiosi. Lo strumento informatico che rende possibili e immediate queste operazioni è stato il mezzo con cui si è esasperata la situazione. Onore al mezzo che dicolpe non ne ha, anzi dei meriti, se fosse stato usato per scopi meno biecamente speculativi. Basta vedere quanto denaro si stia guadagnando speculando sulle altalenanze borsistiche mondiali attraverso prodotti finanziari studiatiappositamente per sfruttare anche le situazioni negative. Il profitto per il profitto. Alcune banche americane, avendo esagerato, sono state messe in ginocchio dai propri errori e da una crisi economica mondiale che qualcuno, inascoltato,aveva preannunciato 3 anni fa, ed era proprio un americano.La tracotanza degli uomini della finanza nel non volere regole e controlli è sempre stata agli occhi di tutti, ma la loro potenza lo è stata altrettanto. La crescita esponenziale delle aree di mercato da loro dominate li ha portati a detenere giornalmentealcuni milioni di tonnellate di petrolio, magari imbarcate su superpetroliere lunghe trecento metri e ferme in qualche oceano, in attesa che si realizzi un prezzo di vendita tale da interessare la finanziaria venditrice.I loro capitali sono talmente ingenti da intimidire i ministri del tesoro di Stati Europei ed il loro giro di affari ne supera di due, tre volte il PIL.Quando la situazione comincia però a traballare e la crisi dei mercati del consumo assume aspetti importanti, che hanno fatto le banche? Niente di più che ricattare i politici mettendoli di fatto nella condizione, peraltro senza alternative, di sostenerle finanziariamente. E i guadagni degli ultimi decenni? MIstero. Ed i loro emolumenti? In linea con la loro mentalità, cioè prendere tutto il possibile subito e lasciare i problemi derivanti agli altri. Abbiamo assistito in questi giorni alla spartizione di alcune decine di miliardi di dollari tra coloro che hanno partecipato prima a generare la bolla speculativa e poi ad ottenere enormi finanziamenti dagli Stati.Vien da ridere pensando a quegli imprenditori che, per decenni, hanno reinvestito nelle proprie aziende pressochè tutto il guadagno per vederle crescere, consolidarsi, diversificarsi, affrontare nuove sfide e vedersi vessati dal sistema fiscale, contestati da estremismi sindacali. Invece i finanzieri speculatori sono indenni da angherie fiscali e ignorati da qualunque sindacato. Ha fatto eccezione la prevedibile pesantissima condanna negli USA di quell'operatore d Wall Street che avrebbe rovinato due o tre milioni di persone e che ....si è dichiarato colpevole!!!!!!!!!!! Da restare allibiti pensando a Parmalat, bond argentini, ecc.Purtroppo fare considerazioni di questo tipo non sana un passato ma deve aiutarci a riflettere per il futuro. Innanzi tutto cerchiamo di toglierci la benda davanti agli occhi per vedere chi siamo, dove siamo, quale sia il nostro ruolo per dare il nostro contributo alla soluzione. Dicevamo che la bolla della speculazione finanziaria è collocata principalemte in USA e da lì è stata "esporata" in Europa, Asia e Giappone. Alcuni continenti ne sono praticamente indenni come l'Oceania e l'Africa.Ma l'Italia, pur toccata in alcuni primari Istituti di Credito, ne ha risentito molto meno di altri. Non perchè le banche siano migliori delle altre, anzi, proprio perchè sono peggiori sotto il profilo della concessione del credito. In una battuta possiamo dire che il denaro viene prestato a chi lo ha già e questa politica è in vigore da almeno trenta anni. La loro "riservatezza" ci impedisce di sapere quanti titoli "tossici" siano nelle loro tasche, quindi nelle nostre, ma i risultati dei loro bilanci che si stanno chiudendo ci offrono la vista di utili in crescita e la loro possibilità di ricapitalizzarsi attraverso i così detti Tremonti Bond, avendo la capacità di riconoscere gli interessi richiesti dallo Stato, ci mette più tranquilli.Parola magica quella della tranquillità perchè contribuisce a produrre fiducia se accompagnata da politiche economico sociali adeguate. Ma è anche un momento di riflessione comportamentale.E' indubbio che da una crisi di caduta dei consumi si può uscire solo con la loro ripresa. La deflazione può avere un effetto benefico solo se di breve durata ed unicamente per ricostituire uno zoccolo duro da cui ripartire dopo la sbornia dell'Euro.Chiediamo giustamente al sistema politico di fare la propria parte ma guardiamoci anche un pò più "in casa". Assenteismo abituale, quasi strutturale, dai posti di lavoro pubblici, magari ottenuti in base al criterio di appartenenza politica o sindacale. Abbiamo visto la morte annunciata di Alitalia perchè colpita da questi cancri; abbiamo ascoltato le dichiarazioni di inutilità di Enti pubblici e delle stesse Province; continuiamo a vedere opere pubbliche mai completate come il tratto calabrese dell'autostrada, delle strade in Sicilia, di ospedali fantasma, di viadotti sospesi nel vuoto, di asfaltature di strade prontamente distrutte dagli scavi di posa di condutture, ecc. Disfattismo? No, realtà che si affiancano alle cose ben fatte. Sarebbe inoltre troppo facile criticare quella magistratura che, nel difendere la casta cui appartiene, si è autoinvoluta in una contorsione che danneggia se stessa e tutti noi di riflesso. Una classe politica che pur di garantirsi tutti i privilegi di cui gode, è riuscita ad essere invisa al 65% degli italiani. Ignorando bellamente la povertà crescente ci hanno offerto ultimamente il deprimente spettacolo di ridursi i costi dei loro pranzi parlamentari, di 0,88 euro portando un pranzo completo a 3,92 euro. Non paghi, hanno stralciato dal disegno di legge inerente gli interventi per il contenimento della crisi il limite di 350.000 euro per i manager pubblici. Certamente questi provvedimenti non incidono in maniera significativa alla soluzione dei problemi di otto milioni di italiani alla soglia della povertà ma l'esempio conta quando si parla di stato d'animo e bisogno di far credere che esiste una luce, seppur piccola, in fondo al tunnel.Eppure da tutto questo si può e si deve uscire e la responsabilità ricade su ciascuno di noi. Chi è rappresentante politico capisca che il tempo delle vacche grasse è finito anche per lui, ma sopratutto mostri rispetto per chi lo ha votato e che si aspetta di vedere considerata la propria condizione di necessità. Sappiamo di non aver generato una classe politica di statisti nè una generazione di persone che abbiano fatto dell'etica uno dei valori di vita, ma umilmente poniamoci il faticoso problema del cambiamento. Chi è manager pubblico ricordi che per cercare le responsabilità di un mal funzionamento, di uno spreco, di una ruberia, occorre guardare in alto e cioè a lui. La polizia può anche mettere agli arresti domiciliari gli operatori inadempienti, ma la responsabilità deve ricadere sui vertici che si sono resi complici dei reati o per aver mancato nelle loro funzioni o, peggio, averle provocate. Chi è manager privato, esca dall'isolamento in cui vive, provi ad ampliare la propria visione dell'azienda e del mercato in cui opera incrementando le proprie conoscenze. Dovrebbe sapere cosa succede in azienda nelle funzioni parallele alla sua, nel territorio dove vive ed opera e nel contesto socio economico su cui impattano le sue scelte o decisioni.Chi è operatore ai diversi livelli di responsabilità intermedie cerchi di svolgere con serietà il proprio compito denunciando senza troppe preoccupazioni sia l'incapacità dei superiori sia la furbizia dei colleghi. Chi è insegnante rifletta sulle enormi responsabilità formative verso i giovani e sulla cattiva qualità del lavoro svolto su di loro negli ultimi venti-trenta anni in cui si sono formati motlissimi diplomati e laureati, ma troppo ignoranti.Chi è genitore svolga quel processo di autocritica sui metodi usati per dare ai propri figli tutto ciò che ha potuto. Aver dato non è stata cosa da poco, ma chi ha ricevuto lo ha meritato? Quali effetti ha provocato su questi giovani la pioggia di benefici spesso richiesti solo per emulazione? L'avere tutto e subito è un sogno stupendo, ma non potrebbe avere delle controindicazioni? Fare il genitore è un mestiere difficile che non si finisce mai di imparare, ma comunque se ne porta la pesante responsabilità di costruire gli uomini e le donne di domani.Chi è giovane si guardi intorno e non si preoccupi di svolgere una critica costruttiva su tutto e su tutti. Provi magari a verificare se sia credibile per tutti, come valore assoluto, la bellezza, la ricchezza, l'immagine più o meno televisiva, per affermarsi nei veri valori della vita.Già, i veri valori.............